Due giornate di formazione sul rischio sismico

Il rischio sismico non può essere affrontato solo come un tema specialistico, anche se richiede conoscenze e competenze specifiche e approfondite. Si tratta di un tema che impone il confronto e il dialogo tra diverse discipline e settori e la capacità di definire linee di azione in grado di radicarsi nelle pratiche concrete di trasformazione urbana e territoriale, superando la centralità dell’emergenza a favore di una attività di prevenzione.

Le due giornate di formazione sul rischio sismico all’interno del Master Urbam dell’Università Sapienza di Roma sono pensate per offrire una occasione di confronto tra esperti nel campo della geologia, dell’ingegneria strutturale e geotecnica, del restauro e recupero del costruito storico, dell’urbanistica e della pianificazione, assieme a rappresentanti delle istituzioni e delle amministrazioni pubbliche.

Oltre a trattare temi specifici (la microzonazione, la normativa tecnica per le costruzioni, il comportamento sismico di terreni, edifici e aggregati edilizi storici, le conoscenze e gli strumenti per la valutazione e la prevenzione del rischio sismico a scala urbana) sono presentate letture critiche di esperienze di ricerca e ricostruzione post-sismica, come base per impostare con maggiore consapevolezza azioni di prevenzione in contesti di particolare complessità come gli insediamenti storici.

Il corso è stato accreditato sia per architetti che per geologi dai rispettivi ordini professionali e ha visto la partecipazione di docenti, professionisti, studenti appartenenti alle diverse categorie provenienti dal mondo dell’architettura e pianificazione, ingegneria strutturale, geologia

progetto definitivo di riqualificazione del municipio di bastia umbra

Il municipio di Bastia Umbra, composto da due edifici a contatto differenti per epoca, tipologia e integrazione nel tessuto urbano, rappresenta uno snodo ai margini del centro storico in posizione di grande visibilità. L’edificio su cui intervenire, realizzato all’inizio degli anni Sessanta del Novecento dopo la demolizione di un fabbricato esistente, si presenta eterogeneo rispetto ai prospetti storici per disegno delle bucature e materiali ed è inagibile per problemi statici.

Le necessità di rinforzo strutturale dell’edificio inagibile, assieme alle richieste di miglioramento funzionale espresse dagli uffici comunali, costituiscono una occasione da cogliere per una riqualificazione complessiva.

Il progetto definitivo, di conseguenza, oltre agli interventi strutturali prevede operazioni sulla distribuzione interna, sui prospetti, sulle finiture, proponendo un quadro organico di interventi in modo da migliorare – nei limiti del mandato e delle risorse disponibili – l’inserimento dell’edificio nel contesto e contribuire alla qualificazione del tessuto storico. In sintesi:

1. Le bucature su tutti i prospetti sono ampliate accentuandone le proporzioni verticali e differenziando le finestre del primo piano – sede della sala del consiglio comunale, della sala della giunta, dell’ufficio del sindaco – per aumentare l’illuminazione naturale degli uffici e reinterpretare criticamente alcuni elementi dell’edificio storico preesistente;

2 Il portico di accesso è alleggerito sostituendo grata e balaustra con parapetto in vetro;

3. Si realizza un doppio volume sull’atrio di ingresso con una demolizione parziale del solaio, in modo da aumentare le connessioni visuali tra l’accesso principale e gli spazi collettivi istituzionali al piano superiore;

4. I collegamenti verticali sono razionalizzati spostando l’ascensore esterno nella sede interna prevista dal progetto originario dell’edificio; si realizza inoltre una rampa al piano terra integrata nel basamento esistente in modo da aumentare l’accessibilità e la fruibilità;

5. Gli spazi del sottotetto sono riqualificati e attrezzati per sale riunioni, grazie alla realizzazione del nuovo ascensore e al rifacimento della copertura in c.a. con una nuova struttura in acciaio e legno.

Assieme alla razionalizzazione degli uffici e servizi sono previste finiture completamente rinnovate eliminando il trattamento episodico ed eterogeneo degli spazi attuali, frutto di interventi stratificati nel tempo. I nuovi pavimenti sono tutti in legno chiaro, mentre le pareti sono tinteggiate in bianco. Per alcuni luoghi di particolare importanza compositiva sono previsti trattamenti cromatici e materiali differenti, come per la sala del consiglio.

In fase di progetto esecutivo si potranno precisare le modalità di riqualificazione dei paramenti murari esterni in mattoni, approfondire le scelte sugli arredi e studiare in dettaglio gli interni della sala del consiglio comunale, in modo da garantirne una qualificazione commisurata al suo valore civico e una maggiore flessibilità d’impiego per usi collettivi

linee guida per la definizione della struttura urbana minima nei piani comunali – umbria

La struttura urbana minima (SUM) è definibile in sintesi come l’insieme di spazi, funzioni, percorsi e luoghi strategici per assicurare sia la risposta urbana al sisma in fase di emergenza che per consentire il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione nel breve-medio periodo successivo al terremoto. La struttura urbana minima dipende quindi dalle caratteristiche specifiche di ogni insediamento urbano e rappresenta una categoria urbanistica con valore sia analitico che progettuale.

L’individuazione della Struttura urbana minima all’interno degli strumenti urbanistici strutturali comunali è prescritta dalla normativa urbanistica regionale dell’Umbria con finalità di riduzione del rischio sismico (art. 3 c. 3 LR 11/2005).

Le Linee guida per la definizione della Struttura urbana minima nel Piano regolatore generale – parte strutturale contengono i riferimenti e le indicazioni operative necessarie per l’individuazione della SUM nel processo di definizione del Prg.

Le Linee guida sono articolate in due parti. La prima (Principi) indica principi generali, definizioni, contenuti e fasi per l’individuazione della SUM; la seconda (Indicazioni operative) contiene criteri ed esempiper individuare le componenti della SUM, le loro criticità, le azioni e gli interventi necessari per l’incremento di funzionalità in relazione alle fasi e ai contenuti degli strumenti urbanistici comunali. Un’importanza particolare è riservata al concetto di debolezza sistemica (quando ad esempio la crisi di un unico elemento fisico, per la sua posizione o rilevanza, è in grado di provocare la crisi di un intero sistema funzionale) e al suo opposto, la ridondanza.
Le Linee guida costituiscono il contenuto della DGR n. 164/2010 della Regione Umbria

analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) del comune di cartoceto

La Condizione limite per l’emergenza (CLE) di un insediamento urbano corrisponde ad una soglia in corrispondenza della quale, a seguito di un terremoto, anche se i danni fisici e funzionali interrompono la quasi totalità delle funzioni urbane esistenti, compresa la residenza, l’insediamento conserva comunque nel suo complesso l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e la connessione con il contesto territoriale.

Per il sistema di gestione dell’emergenza sismica a Cartoceto le diverse funzioni strategiche si distribuiscono nei due nuclei principali: il centro collinare capoluogo e l’insediamento di Lucrezia ai margini della valle del fiume Metauro.

Gli obiettivi dell’analisi della CLE, da svolgere in concomitanza con gli studi specialistici di microzonazione sismica, consistono nell’acquisire conoscenze di base utili per migliorare la risposta urbana al sisma nella fase immediatamente successiva al terremoto

analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) del comune di blera

La Condizione limite per l’emergenza (CLE) di un insediamento urbano corrisponde ad una soglia in corrispondenza della quale, a seguito di un terremoto, anche se i danni fisici e funzionali interrompono la quasi totalità delle funzioni urbane esistenti, compresa la residenza, l’insediamento conserva comunque nel suo complesso l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e la connessione con il contesto territoriale.

Nell’analisi del sistema di gestione dell’emergenza sismica a Blera gli aspetti particolari dipendono dalla presenza di un sistema bipolare formato dal centro capoluogo e dal nucleo di Civitella Cesi, con caratteristiche di autonomia ma in relazione reciproca. Per i grandi servizi territoriali gli insediamenti sono dipendenti dai centri maggiori esterni al confine comunale.

Gli obiettivi dell’analisi della CLE, da svolgere in concomitanza con gli studi specialistici di microzonazione sismica, consistono nell’acquisire conoscenze di base utili per migliorare la gestione dell’emergenza nella fase immediatamente successiva al terremoto

linee guida per il restauro degli apparati decorativi – chiesa s. rocco a reggiolo

Le Linee guida per il restauro degli apparati decorativi costituiscono un documento ad integrazione dell’intervento di recupero e risanamento conservativo con miglioramento sismico della Chiesa di S. Rocco detta della Madonna di Lourdes a Reggiolo, eseguito dopo il sisma del 2012.
Le indicazioni riguardano interventi su intonaci e dipinti murali, decorazioni su elementi lignei e lapidei, pavimentazioni, vetrate e arredi fissi. Si è trattato anche il tema delle coloriture esterne, suggerendo in via indicativa alcuni approfondimenti ed analisi ulteriori.

Gli studi storici e le elaborazioni sono definiti secondo diverse fasi: esame di documenti d’archivio inediti, indagine diretta e approfondimenti diagnostici progressivi. Per ogni area tematica sono descritti materiali costitutivi, iconografia, tecnica esecutiva, stato di conservazione e proposte di intervento, distinguendo strati superficiali e protettivi, pellicola pittorica e preparazione, supporto, struttura di sostegno. Per le voci necessarie alla schedatura sono state adottate le definizioni dell’ICCD e gli altri riferimenti schedografici di maggiore diffusione più adatti al caso.

Gli interventi individuati nel progetto e la loro quantificazione sono da intendersi indicativi: si prevede di procedere ad approfondimenti e saggi preliminari mirati in fase di cantiere. Le Linee guida forniscono un quadro di coerenza necessario per impostare le indagini, individuare gli interventi e ottenere le autorizzazioni da parte degli Enti di tutela, da coinvolgere durante ogni fase conoscitiva ed esecutiva

analisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) del comune di ancona

La Condizione limite per l’emergenza (CLE) di un insediamento urbano corrisponde ad una soglia in corrispondenza della quale, a seguito di un terremoto, anche se i danni fisici e funzionali interrompono la quasi totalità delle funzioni urbane esistenti, compresa la residenza, l’insediamento conserva comunque nel suo complesso l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e la connessione con il contesto territoriale.

Gli obiettivi dell’analisi della CLE, da svolgere in concomitanza con gli studi specialistici di microzonazione sismica, consistono nell’acquisire conoscenze di base utili per migliorare la gestione dell’emergenza nella fase immediatamente successiva al terremoto.

Per l’analisi del sistema di gestione dell’emergenza sismica ad Ancona, in stretto raccordo con l’Amministrazione comunale sono stati innanzitutto individuati gli edifici strategici e le connessioni primarie da considerare, procedendo in seguito all’analisi di tutti gli altri elementi significativi per la gestione dell’emergenza sismica (aree per l’emergenza, aggregati strutturali interferenti, unità strutturali interferenti). Le dimensioni e la complessità dell’insediamento impongono di selezionare le funzioni strategiche e di considerarne un numero minore rispetto a quelle individuate nel piano di protezione civile. Le Schede di analisi (in tutto più di 1300) e i dati georeferenziati secondo le specifiche GIS del Dipartimento per la protezione civile sono accompagnati da una Relazione illustrativa; la Relazione illustra i criteri di selezione degli elementi e le possibili ricadute urbanistiche dello studio, nel quadro della finalità generale di riduzione del rischio sismico per gli insediamenti urbani

studi storici sulle trasformazioni della chiesa e del convento della rocca a cento

Gli studi archivistici e documentari sulla Chiesa e il Convento della Rocca, sintetizzati in una Relazione storica finale, sono condotti nell’ambito del processo di conoscenza alla base del progetto di riparazione e recupero successivo al sisma del 2012, definito in contemporanea allo svolgimento delle ricerche.

Il complesso edilizio dei Cappuccini si ritrova all’interno del centro storico murato di Cento in stretta prossimità della fortificazione della Rocca, una delle principali emergenze monumentali urbane, edificata dai Bolognesi attorno all’ultimo decennio del XIV secolo. Il Convento, insediato a Cento negli ultimi anni del XVI secolo in un diverso sito, con i provvedimenti napoleonici del 1805 subisce la confisca e la distruzione; il nuovo complesso trova collocazione definitiva solo alla metà del XIX secolo nell’area della Rocca, dove sorgeva la Chiesa della Madonna della Pioggia e il convento dei Canonici Lateranensi.

Gli studi storici si dedicano alla ricostruzione delle trasformazioni della chiesa e del convento e sono condotti, a seguito della lettura della bibliografia disponibile e di sopralluoghi mirati, attraverso ricerche bibliografiche, documentarie, iconografiche nei principali archivi di riferimento (Archivio Frati Cappuccini Provincia di Bologna, Archivio storico comunale di Cento, Archivio del Convento). I diversi documenti e testi ritrovati negli archivi vanno dagli inizi del XVII secolo alla fine del XX e consistono in manoscritti, raccolte ed epistolari, testi a stampa, cartografie, disegni originali inediti

linee guida per il restauro degli apparati decorativi – chiesa ss. annunziata a villanova di reggiolo

Le Linee guida per il restauro degli apparati decorativi costituiscono un documento ad integrazione dell’intervento di recupero e risanamento conservativo con miglioramento sismico della Chiesa della SS. Annunziata a Villanova di Reggiolo eseguito dopo il sisma del 2012.

Le indicazioni riguardano interventi su intonaci e dipinti murali, decorazioni su elementi lignei e lapidei, pavimentazioni, vetrate e arredi fissi. Si è trattato anche il tema delle coloriture esterne, suggerendo in via indicativa alcuni approfondimenti ed analisi ulteriori.

Gli studi storici e le elaborazioni sono definiti secondo diverse fasi: esame di documenti d’archivio inediti, indagine diretta e approfondimenti diagnostici progressivi. Per ogni area tematica sono descritti materiali costitutivi, iconografia, tecnica esecutiva, stato di conservazione e proposte di intervento, distinguendo strati superficiali e protettivi, pellicola pittorica e preparazione, supporto, struttura di sostegno. Per le voci necessarie alla schedatura sono state adottate le definizioni dell’ICCD e gli altri riferimenti schedografici di maggiore diffusione più adatti al caso.

Gli interventi individuati nel progetto e la loro quantificazione sono da intendersi indicativi: si prevede di procedere ad approfondimenti e saggi preliminari mirati in fase di cantiere. Le Linee guida forniscono un quadro di coerenza necessario per impostare le indagini, individuare gli interventi e ottenere le autorizzazioni da parte degli Enti di tutela, da coinvolgere durante ogni fase conoscitiva ed esecutiva

progetto preliminare di riparazione post sisma della chiesa di s. maria assunta a reggiolo

La chiesa di S. Maria Assunta a Reggiolo, documentata a partire dalla fine del XVI secolo su probabile base precedente e quasi completamente ridefinita su progetto di Cesare Costa tra la metà e gli ultimi decenni del XIX secolo, rappresenta un’emergenza monumentale di grande rilievo per il centro di Reggiolo. Il sisma del 2012 ne causa il forte danneggiamento, soprattutto nelle strutture voltate, per lesioni diffuse, dislocazioni e crolli parziali.

Sulla base di uno studio storico-archivistico corposo, grazie al quale sono stati rinvenuti materiali inediti, e a seguito di un rilievo mirato, indispensabili per individuare le unità strutturali e redigere le schede di qualità muraria, il progetto preliminare individua le operazioni necessarie per la riparazione dei danni causati dal sisma e il recupero della sicurezza propedeutica al ripristino della fruibilità pubblica. Sono definiti interventi di rafforzamento locale, e criteri-guida per il restauro e le operazioni per il recupero delle finiture e delle decorazioni. Particolare attenzione è dedicata al miglioramento delle connessioni necessarie tra componenti strutturali senza alterare le caratteristiche di rigidezza e il comportamento globale dell’edificio, prevendendo interventi compatibili con le caratteristiche costruttive e figurative per materiali impiegati, tecniche esecutive, durabilità.

Le opere sono articolate secondo due stralci esecutivi e distinte in base alle diverse unità strutturali. Nell’insieme costituiscono un corpus organico di operazioni sia sotto il profilo strutturale che architettonico secondo il principio di minimo intervento, tenuto conto delle necessità di riparazione e inibizione dei meccanismi di collasso.

I singoli interventi sono suscettibili di approfondimenti da determinare con il progetto esecutivo, proseguendo il processo di conoscenza e di affinamento progettuale

progetto architettonico di riparazione postsismica del teatro comunale di guastalla

Il Teatro comunale Ruggeri di Guastalla, di origine seicentesca e più volte trasformato nel XIX e XX secolo, rappresenta un luogo di grande valore storico e simbolico per la comunità locale. Il sisma del 20 e 29 maggio 2012 produce diverse evidenze di danno: in particolare l’innesco del ribaltamento della facciata e alcune lesioni sull’intradosso del soffitto decorato della platea (plafone in canne e gesso)

La consultazione degli archivi storici locali (in particolare la Biblioteca Maldotti di Guastalla e l’Archivio di Stato di Reggio Emilia) permette di chiarire diversi aspetti significativi per la comprensione delle vicissitudini costruttive del Teatro. Il progetto, sulla base dello studio storico e del rilievo di dettaglio, individua le trasformazioni principali dell’edificio, le sue caratteristiche costruttive, i danneggiamenti subiti, gli obiettivi, i criteri e le prescrizioni progettuali.

Il progetto architettonico, in stretta relazione al progetto strutturale, nei limiti delle conoscenze e delle risorse disponibili definisce gli interventi di riparazione e miglioramento locale, nello spirito delle Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale. Oltre alla riparazione dei danni sono definiti criteri e interventi per la riduzione delle vulnerabilità manifestate senza variare il comportamento sismico globale dell’edificio, impiegando tecniche e presidi compatibili con i valori storici e la consistenza materiale della fabbrica e assicurando le premesse per il recupero della fruibilità collettiva

Alcuni interventi sono definiti in dettaglio (come incatenamenti metallici e fasciature in fibre di acciaio per l’ancoraggio della facciata e connessioni metalliche dell’orditura lignea delle coperture); le operazioni sul plafone, al contrario, sono da intendere come semplici indicazioni di massima, stante l’impossibilità di valutare con l’approfondimento necessario la struttura e il suo stato di conservazione (operazione possibile solo in fase di cantiere). Definiti i criteri generali, per gli interventi effettivi si rimanda alla fase esecutiva e alla Direzione lavori di concerto con gli Enti di tutela

rischio sismico urbano – indicazioni di metodo per la condizione limite di emergenza e la struttura urbana minima

La ricerca è svolta sulla base di una convenzione di incarico tra la Regione Umbria e il dipartimento di Pianificazione della Università Sapienza di Roma

Nel quadro della prevenzione urbanistica del rischio sismico l’incarico risponde a tre obiettivi: l’analisi della Condizione limite per l’emergenza (CLE) e della Struttura urbana minima (SUM) per alcuni comuni dell’Umbria; la definizione di criteri generali per la valutazione della CLE; la individuazione delle ricadute urbanistiche di CLE e SUM

Lo studio prende in esame in particolare quattro centri urbani (Acquasparta, Bastia Umbra, Bevagna, Marsciano) e si svolge su più scale, dalle letture territoriali all’analisi urbana fino ai rilievi tipologici a scala edilizia e di aggregato.

La ricerca propone criteri per la compatibilità urbana del sistema di gestione di emergenza, definiti per assicurare non solo la risposta nella fase immediatamente successiva al terremoto ma anche per consentire nel medio periodo la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione. La Struttura urbana minima, prevista dalla normativa regionale dell’Umbria nella redazione dei piani comunali, è il riferimento principale per l’orientamento delle politiche di prevenzione sismica a scala urbana

progetto europeo di ricerca s.i.s.m.a. – seminario sui metodi di valutazione della vulnerabilità urbana

Il seminario di studi si svolge nell’ambito delle attività del Work Package 2 del progetto europeo di ricerca S.I.S.M.A. – System integrated of security management activities (Interreg III B – C.AD.S.E.S. Asse 4 – Misura 2):

– identificazione, analisi e confronto di modelli e criteri per la valutazione della vulnerabilità degli aggregati edilizi (isolati e tessuti) nei centri storici;

– proposta per la definizione di metodologie, criteri ed indicatori per la valutazione della vulnerabilità urbana del sistema centro storico.

Nella presentazione di Santorini (Grecia) viene illustrata la ricerca “Valutazione di vulnerabilità urbana del centro storico di Montone (Pg)” svolta all’interno del progetto

kirkenes seminar – workshop di progettazione urbana

Il workshop Kirkenes Seminar si è svolto come consulenza per incarico di progettazione urbana e assistenza alle iniziative di partecipazione.

A partire dalla presentazione del progetto di risistemazione del waterfront e del centro civico di Kirkenes (premio Europan 8), la discussione collettiva si è estesa alla valutazione di alternative per le opportunità di sviluppo urbano della città in relazione alle dinamiche di trasformazione del contesto territoriale

laboratorio tematico sulla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici

La programmazione comunitaria 2007-2013 ha tra gli obiettivi il rafforzamento della capacità delle pubbliche amministrazioni come leva strategica per migliorare la competitività dell’Unione Europea. Il Programma Operativo Nazionale “Governance e Azioni di Sistema” (PON – GAS), cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, rientra in questo ambito di interventi.


Su iniziativa del Ministero dell’Ambiente, nell’ambito del Programma (Azione 7.A – azioni per l’integrazione ambientale), l’incarico di docenza si è svolto su più giornate in Calabria all’interno di un Laboratorio didattico rivolto a funzionari delle amministrazioni pubbliche locali. Gli incontri sono stati dedicati al tema della mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici come contenuto delle politiche pubbliche a scala regionale. Il contributo specifico è consistito in una illustrazione di temi e modelli di intervento per la sostenibilità ambientale in campo urbanistico e nel supporto all’analisi, valutazione e ridefinizione dei programmi regionali attinenti al tema del Laboratorio

piano di recupero di un comparto privato nel centro storico

L’area del progetto di recupero occupa una posizione marginale rispetto al centro storico
di Umbertide, in un contesto di transizione sotto il profilo morfologico, tipologico, funzionale.
Costituisce il terminale di un tessuto residenziale di origine storica ottocentesca, delimitato da spazi
pubblici di grande dimensione ma scarsamente configurati, utilizzati a parcheggio di livello urbano.
Ai suoi margini si ritrovano funzioni residenziali, edifici pubblici e servizi.

Il comparto di recupero presenta caratteri di scarsa qualificazione morfologica e funzionale.
Al suo interno si ritrovano un edificio residenziale in cattivo stato di conservazione, diversi edifici
artigianali dismessi, aree di pertinenza prive di connotazione morfologica e funzionale significativa,
in gran parte coperte con strutture precarie.

La proposta di piano di recupero tiene conto di un possibile modello generale di assetto relativo
all’intero contesto di riferimento, secondo una messa a sistema di operazioni recenti
o in corso di completamento nel suo immediato intorno riguardanti il costruito, le aree verdi, i percorsi.
Il piano arriva a definire il progetto di massima degli edifici da restaurare e da ristrutturare con
modesti ampliamenti e si conclude con la stesura delle norme tecniche di attuazione per la
regolazione degli interventi di recupero

piano particolareggiato del centro storico – norme tecniche di attuazione

Il piano particolareggiato del centro storico di Monte Compatri (Roma) assume la valenza di un piano di recupero, e ha come obiettivo la riqualificazione e la rivitalizzazione del nucleo antico, tramite la regolamentazione degli interventi sul costruito, la promozione delle attività artigianali e commerciali, il ridisegno degli spazi aperti.

Le norme tecniche di attuazione sono state strutturate in accordo agli obiettivi di piano, e articolate in diverse modalità di attuazione a seconda delle necessità e opportunità di intervento, del tipo di trasformazione, dei soggetti pubblici o privati di riferimento

strumenti di indirizzo per l’applicazione della normativa sismica agli insediamenti storici

Lo Studio costituisce il risultato della prima fase dell’attività svolta da un Gruppo di
lavoro multidisciplinare, istituito presso il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici nel 2010, volto a trattare le diverse questioni connesse all’applicazione della normativa sismica negli insediamenti storici. Lo Studio è incentrato sul rapporto tra l’esigenza della conservazione dell’originario tessuto urbano degli insediamenti storici e la necessità di conseguire
adeguati livelli di sicurezza nei confronti delle azioni sismiche.

L’attività del Gruppo di Lavoro si basa su di un metodo sistemico per la valutazione del rischio sismico a scala urbana, che ha comportato l’introduzione di principi e categorie applicabili all’ambito urbanistico a partire delle
categorie utilizzate nelle Norme tecniche per le costruzioni 2008.

Lo Studio è finalizzato a promuovere politiche di prevenzione sismica
per gli insediamenti storici come
componente vitale dei centri urbani

progetto urbano per la risistemazione del waterfront

Alla scala urbana l’area di Nerbyen può essere vista come il settore centrale del waterfront di Bodo,
dove si concentrano gli isolati a maggiore densità secondo ritmi regolari, e come il contesto di
maggiore relazione tra la città e il porto secondo due assi principali.

Il progetto prevede tre funzioni urbane primarie: la nuova biblioteca, la nuova Casa della cultura
cittadina, il centro musicale, assieme a diverse attività culturali e commerciali minori.
Le nuove funzioni sono collocate ai margini dell’area di intervento, per garantire una maggiore
distribuzione delle occasioni di riqualificazione degli spazi aperti e una maggiore vivacità nei flussi
di fruizione.

Dato che il molo esistente, pur in posizione centrale, si situa ai confini dell’area e si configura
paradossalmente come un ambito a bassa frequentazione, nella proposta di progetto se ne rafforza
il ruolo di nodo urbano, per evitare ulteriori fenomeni di marginalizzazione. Gli aspetti critici della
sua utilizzazione limitata sono contrastati dalla disposizione della Casa della cultura.

In questo sistema tripolare, realizzato con differenti materiali urbani, il rinnovo del Moloveien
rappresenta una opzione strategica per riconnettere le diverse centralità esistenti e di progetto con
un sistema di spazi urbani in stretta relazione.

Le sistemazioni dei tre poli sono definite in relazione alle direzioni, alle tipologie e ai riferimenti
visuali del contesto, reinterpretandone le risorse con differenti configurazioni

preliminare di piano di dettaglio con valenza paesistica

All’interno del territorio del comune di Anguillara Sabazia, l’ambito di Vigna di Valle si identifica con
la porzione di pianura costiera e i primi retrostanti versanti collinari disposti sul bordo meridionale
del Lago di Bracciano al limite occidentale del territorio comunale.

La proposta preliminare di piano di dettaglio dell’ambito di Vigna di Valle risponde alle disposizioni
contenute nell’accoglimento parziale, da parte della Regione, della Proposta di modifica del Piano
territoriale paesistico vigente avanzata dal Comune di Anguillara Piano territoriale paesistico
regionale adottato (Ptpr 2007). Le controdeduzioni regionali alla richiesta dell’Amministrazione
comunale stabiliscono la necessità di predisporre un piano di dettaglio preliminare che contenga
un’ipotesi di recupero, valorizzazione e fruizione compatibile con gli obiettivi di qualità paesaggistica,
eventualmente da accogliere in sede di approvazione del Ptpr.

L’attuale classificazione delle parti interne all’ambito stabilita dal Ptpr, se rapportata alla situazione
reale e alle necessità di riqualificazione, comporta diversi aspetti critici, che in sintesi possono
essere ricondotti a tre ordini di questioni: la mancata rispondenza allo stato dei luoghi per diverse
porzioni di territorio; l’introduzione di fattori sperequativi nel trattamento differenziato di aree simili;
la limitazione o l’interdizione di trasformazioni necessarie per la riqualificazione dell’ambito.
Di conseguenza, lo studio è volto innanzitutto a esporre i risultati della lettura del paesaggio di Vigna
di Valle, evidenziandone le trasformazioni recenti, i modi d’uso attuali, i valori presenti, le necessità
di recupero, le potenzialità di valorizzazione.

Il lavoro si articola in una prima parte, in cui si presenta una lettura e valutazione e dell’ambito
di Vigna di Valle nel contesto territoriale; una seconda parte, nella quale si ricompone il quadro
delle principali previsioni per l’ambito; una terza parte, dove sono descritte le discipline paesistiche
regionali vigenti; una quarta parte in cui, sulla base delle criticità riscontrate nel rapporto tra
situazione attuale e disciplina paesistica vigente e delle opportunità di trasformazione, viene
delineata una proposta preliminare di piano di dettaglio per l’ambito, articolata secondo linee
generali con l’obiettivo del recupero, della valorizzazione e della fruizione compatibile dell’ambito,
articolato in base alle vocazioni delle sue diverse parti.

Il lavoro si conclude illustrando le variazioni ritenute necessarie nella disciplina del piano territoriale
paesistico regionale adottato

città, archeologia, piano urbanistico – temi, modelli di intervento e strumenti nella lettura di alcune esperienze recenti

La ricerca ha per oggetto lo studio delle relazioni possibili tra le diverse forme urbane contemporanee e le preesistenze archeologiche e l’analisi delle forme recenti del loro trattamento all’interno degli strumenti di piano, assumendo esplicitamente l’archeologia come tema specifico all’interno del piano urbanistico e come base per il progetto della città.

Nella Parte prima – Archeologia e urbanistica nel processo di stratificazione delle città – sono trattate le diverse forme in cui le preesistenze entrano in relazione alle dinamiche della città contemporanea, ricomponendo in un quadro sistematico le questioni necessarie per la comprensione di queste relazioni: la “natura” delle preesistenze archeologiche; il ruolo della scoperta come dato fondativo condizionante il rapporto con gli usi e le trasformazioni urbane; la trasformabilità delle preesistenze; il ruolo della loro fruizione collettiva, evidenziando i limiti della considerazione separata tra conservazione delle preesistenze da un lato e trasformazione e riqualificazione urbana dall’altro, in termini di obiettivi e di procedure.

Nella Parte seconda– Città e archeologia – le relazioni possibili – si individuano i possibili rapporti tra città e preesistenze archeologiche a scala urbana o locale, e basati sulla considerazione integrata della natura e condizione dei resti e delle forme del contesto urbano. L’individuazione delle differenti situazioni consente di mettere in luce i nodi problematici relativi ai casi specifici. Dato che l’obiettivo comune delle diverse discipline non può che essere duplice, ossia la valorizzazione delle tracce del passato e la qualificazione complessiva delle città, l’attribuzione processuale e dialettica di diversi livelli di trasformabilità dei contesti archeologici non può essere definita in base a considerazioni disciplinari “interne” o come semplice dato di sfondo per dinamiche urbane, ma solo a partire dalla verifica delle relazioni attuali e possibili dei resti con le differenti forme urbane contemporanee.

La rassegna critica di casi di studio nella Parte terza – “Città archeologiche” e piano urbanistico: alcuni casi esemplificativi – riguarda diverse esperienze fondate sull’assunzione esplicita del tema archeologico all’interno del piano. La scelta rappresenta diversi tipi di “città archeologiche”: grandi città (Siracusa, Napoli) significative sia per la commistione tra città e archeologia che per le previsioni dei nuovi strumenti di piano; città di media dimensione (Cesena, Faenza, Forlì, Modena) analizzate per i rapporti tra conoscenze archeologiche e strumenti di piano; città medio-piccole (Aquileia, Pozzuoli) rappresentative di situazioni procedurali ricorrenti; alcuni riferimenti europei (Atene, Tarragona, Cordoba). Si arriva così alla ricomposizione di un quadro sinottico delineato sulla base di indicatori comuni attraverso cui sono individuate le specificità dei singoli contesti in termini di temi, modelli di intervento e strumenti progettuali.

Come luogo di massima concentrazione di contraddizioni e potenzialità nel rapporto tra città e archeologia nella Parte quarta viene affrontato Il caso di Roma come nodo critico, ricostruendo come le preesistenze archeologiche sono entrate all’interno degli strumenti di pianificazione recenti.

L’analisi è affrontata attraverso l’esame del rapporto tra conoscenze archeologiche e piano, l’articolazione della normativa, le previsioni progettuali, le modalità di trattamento delle preesistenze nei processi di trasformazione, l’esame delle iniziative degli enti di tutela e delle loro relazioni con gli strumenti di piano. Si propone inoltre una lettura delle situazioni archeologiche locali in prevalenza concentrata sulle aree periferiche, con particolare attenzione alla visibilità, all’accessibilità, agli usi pianificati e spontanei. Sono evidenziati i possibili temi emergenti dalle recenti vicende urbanistiche, di cui si mettono in rilievo gli elementi di interesse derivanti dalle particolari procedure recenti proponendone un possibile sviluppo progettuale.

Nelle Conclusioni emerge la necessità di considerare le trasformazioni urbane come occasioni di valorizzazione delle preesistenze, e l’archeologia come elemento qualificante delle trasformazioni e “materiale” per il progetto di città. Si rende manifesta l’urgenza di integrare le conoscenze archeologiche all’interno degli strumenti di pianificazione urbana; il ruolo operativo fondamentale della individuazione dei contesti archeologici locali come atto progettuale interdisciplinare; l’importanza dei sondaggi preventivi a scala urbana e locale; la necessità di valutazioni di rischio archeologico come occasione di contatto tra discipline ed enti diversi. In sostanza, nei contesti urbani “a base archeologica” appare indispensabile la definizione di un progetto per l’archeologia come progetto culturale e componente fondativo dei progetti e dei piani urbanistici

architettura delle infrastrutture. accessibilità ai centri antichi nella città rete

Con l’intenzione di superare la separazione di competenze e temi con cui il progetto delle
infrastrutture solitamente si misura, la ricerca si propone come occasione per far convergere punti
di vista diversi e complementari attorno ad alcune ipotesi di trasformazione per il territorio dell’area
pontina, a sudovest di Roma.


Nell’ambito della fascia pedemontana pontina è preso
in esame un progetto di rifunzionalizzazione di un tracciato ferroviario dismesso come occasione
per ridisegnare le risalite ai centri storici lungo le pendici collinari, da riconnettere in un
sistema a rete.

Il lavoro si è svolto su tre diversi filoni: la lettura delle caratteristiche del
territorio alla scala vasta, evidenziando i sistemi ambientali, le trame agricole, le reti infrastrutturali,
i nodi insediativi, le tracce della storia; la sintesi delle previsioni di piani, programmi e progetti
nel contesto territoriale; l’esame di dettaglio dei luoghi scelti per gli approfondimenti progettuali. A
partire dalla scelta del tracciato della pedemontana, le letture territoriali e le indagini ravvicinate
hanno costituito la base per la scelta delle aree di intervento.

Ogni lettura è stata svolta tenendo conto di diversi sistemi, in un’ottica diacronica e multiscalare; il
paesaggio, nella sua accezione di visione di territorio, ha costituito
il riferimento e l’obiettivo principale per le diverse fasi della ricerca.

Oltre alle elaborazioni finali, il contributo alla ricerca si è basato sulla costruzione di una serie numerosa di schemi e schizzi di lavoro

criteri per l’individuazione di aree da sottoporre a specifici progetti di paesaggio – regione lazio

L’obiettivo della ricerca è deinire una metodologia per l’individuazione di aree da
sottoporre a particolare attenzione paesaggistica e a specifici progetti.


L’attività è stata organizzata in due fasi: in una prima fase del lavoro si è ragionato intorno alla
questione metodologica, cercando di metterne a fuoco significato e implicazioni. La successiva
può essere considerata come la fase di sperimentazione della metodologia, oltre che la risposta
alla seconda domanda di ricerca. Sono stati confrontati i punti di vista dei diversi componenti del
gruppo: architetti che si occupano di pianificazione territoriale e urbana, naturalista e geologo.


Il punto di partenza sono le recenti definizioni di paesaggio, tra cui quelle derivate dalla Convenzione
Europea, l’avvicinamento del concetto di paesaggio a quello di territorio, la crescente considerazione
del «valore d’uso» del paesaggio per i suoi abitanti che porta al seppur parziale superamento di
concezioni solo conservative. In questa prospettiva, risulta sempre più urgente pensare la stessa
tutela paesistica in termini non più solo vincolistici ma, al contrario, propositivi. Così, le «aree da
sottoporre a particolare attenzione paesaggistica» non sono solo quelle dove il valore del paesaggio
è riconosciuto e condiviso, ma forse maggiormente le aree in cui il paesaggio ha subito forti
pressioni e risulta diverso da quello delle immagini consolidate. Si tratta di aree in cui i caratteri di
permanenza sono più «deboli» e continuamente sottoposti a «tensione», spinte alla trasformazione.
Tanto rispetto alla individuazione dei temi, delle questioni e delle criticità, quanto nella definizione
dei criteri di intervento e nella ricerca di possibili soluzioni, il paesaggio è stato visto come unità
dinamica di natura e cultura, e di tenere strettamente legati gli interventi agli assunti teorici.

La metodologia è stata applicata ad un’area di studio concordata con l’amministrazione regionale:
il settore sud-ovest del Comune di Roma e il Comune di Fiumicino.

L’attenzione paesaggistica per le trasformazioni potrebbe essere
anche interpretata come una più attenta valutazione degli esiti, valutati alle diverse scale, delle
azioni e degli interventi. Se «tutto il territorio è paesaggio», ciò non significa che tutto il paesaggio
può essere oggetto delle più indiscriminate trasformazioni, ma che, al contrario, tutto il territorio
debba essere oggetto di quella attenzione che con il ricorso alla categoria paesaggio (con il suo
portato di significati e di valori) si vorrebbe garantire.

Chiarire, di volta in volta, a quale concetto di paesaggio si fa riferimento si rivela un’operazione
indispensabile per valutare utilità ed efficacia dei diversi criteri d’intervento possibili.

struttura urbana minima e valutazioni di vulnerabilità urbana a città di castello

La ricerca ha assunto come obiettivo principale l’individuazione della Struttura urbana minima e la
valutazione della vulnerabilità urbana di Città di Castello, riferimenti essenziali per l’integrazione
delle finalità di prevenzione sismica all’interno della pianificazione.


La Struttura urbana minima è
stata individuata come sistema di percorsi, funzioni, spazi strategici per la risposta urbana al sisma
in fase di emergenza, oltre che per il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie in
fase successiva all’evento sismico; la vulnerabilità urbana è stata definita come suscettività alla
perdita di organizzazione sotto sisma del sistema urbano, a seconda della struttura dei diversi
sistemi urbani e delle parti di città e del loro danneggiamento fisico e funzionale prevedibile.
Il processo sperimentato all’interno della ricerca si basa sul riconoscimento sistemi e contesti –
parti di città e tessuti – con caratteristiche confrontabili, ipotizzando che ad omogeneità di elementi
distintivi corrispondesse una analogia di comportamento sotto sisma e diversi livelli di criticità.

La ricerca si è sviluppata prendendo in esame sia il centro urbano che il contesto territoriale.
Per
il centro urbano le fasi sono state articolate in: raccolta dati; analisi delle componenti del sistema
urbano e impostazione del processo di valutazione; individuazione e valutazione della Struttura
urbana minima (sistemi componenti e relazioni reciproche); valutazioni speditive di vulnerabilità
urbana, secondo tabelle strutturate a partire dalla definizione un indice di criticità dei tessuti,
ottenuto attraverso l’esame di diversi fattori di rischio (vulnerabilità sismica, l’esposizione, la
pericolosità locale, la criticità rispetto al sistema dei percorsi e degli spazi aperti), e impostando
letture sistemiche per la valutazione delle criticità della Struttura urbana minima; definizione di
criteri e programmi di intervento per l’incremento di funzionalità della Struttura urbana minima e la
riduzione della vulnerabilità urbana.

Per il contesto territoriale, studiato in parallelo al contesto urbano, sono stati individuati i sistemi
componenti, la struttura territoriale minima, le criticità potenziali, alcuni criteri e indirizzi per il
coordinamento dei programmi territoriali di intervento.

I risultati della ricerca si dispongono in linea con le precedenti sperimentazioni condotte a
Nocera Umbra e a Montone, con evoluzioni nel metodo di lettura del centro e nelle valutazioni di
vulnerabilità. Nel loro insieme si pongono come un contributo utile per la determinazione di criteri,
indirizzi e programmi di intervento per la riduzione della vulnerabilità urbana attraverso gli strumenti
e le conoscenze proprie di un processo di pianificazione urbanistica.

analisi del comportamento del sistema urbano sotto il sisma del 1997

Lo studio su Nocera Umbra è stato è finalizzato alla valutazione delle trasformazioni indotte dal
sisma del 1997 sulla struttura urbana e alla definizione di metodi di prevenzione sismica per mezzo
di categorie conoscitive e operative dell’urbanistica.


La ricerca si è sviluppata secondo tre filoni principali: Studi per il centro urbano, dove la struttura
urbana minima e la vulnerabilità urbana, in stretta relazione tra loro, costituiscono le categorie
principali di riferimento necessarie per individuare sistemi e ambiti urbani contraddistinti da
maggiore criticità relativa; studi storici, che hanno consentito di definire i processi di strutturazione
del territorio e del centro urbano, individuando le diverse trasformazioni subite dagli aggregati
edilizi come parametro ulteriore per la definizione della loro vulnerabilità sismica; studi territoriali
necessari per indagare le relazioni tra centro capoluogo, nuclei insediati e contesto territoriale.
Con questo obiettivo è stata definita la “Struttura territoriale minima”, armatura fisico-funzionale e
di risorse a scala vasta da mantenere per la ripresa post-sisma, individuando criticità e “ambiti di
attenzione” dove concentrare le politiche di prevenzione.


La valutazione di vulnerabilità urbana è impostata per ottenere una valutazione speditiva sulla base
di dati di facile accesso ed è stata verificata tramite l’analisi della corrispondenza tra valutazioni
teoriche parametriche ottenute in via preliminare e la situazione riscontrata nella fase post-sisma.
La ricerca si basa su di una stretta interazione tra valutazioni di vulnerabilità urbana e individuazione
della struttura urbana minima.


Mentre le valutazioni di vulnerabilità conducono ad orientare politiche e pratiche diffuse di intervento (in prevalenza interventi privati da promuovere tramite regole e incentivi), l’individuazione della struttura urbana minima consente di definire interventi
prioritari e integrati basati su una cooperazione pubblico-privato. Il metodo sperimentato permette di
individuare diversi livelli relativi di vulnerabilità urbana, utili per orientare i processi di pianificazione
in una fase preliminare e ad una scala intermedia (tessuti o parti di città) definendo azioni e criteri
generali di intervento.

La ricerca è pubblicata su Urbanistica Quaderni n. 44, 2004

disegno strategico territoriale regionale

Il Disegno Strategico Territoriale (DST) per la Regione Umbria è un documento strategico
strutturato in vista dell’integrazione delle politiche regionali.

La visione strategica del territorio regionale definita nel DST parte dal riconoscimento, nella
struttura territoriale della Regione, di tre situazioni distinte: le aree della concentrazione insediativa,
quelle della diffusione policentrica, quelle della rarefazione. Queste situazioni sono il riferimento
per declinare sul territorio la visione guida assunta dalla Regione per l’integrazione delle politiche
territoriali e di sviluppo: quella dell’Umbria come laboratorio di sostenibilità.

Il DST, a partire da questa visione, si pone come strumento per la costruzione di politiche di sviluppo
radicate nei territori. Al suo interno il paesaggio assume un ruolo essenziale; paesaggio
considerato non come “oggetto”, ma come modo di guardare strategicamente il territorio, nel senso
della lungimiranza e nel senso della considerazione degli esiti paesistici di ogni politica e azione.

Il Documento in cui viene espresso il DST è strutturato in due parti; la prima illustra le finalità e i
contenuti essenziali del DST; la seconda riporta i temi affrontati per la costruzione del DST e orienta
gli approfondimenti settoriali.

Nella prima parte, contenuti e finalità del DST sono costruiti attraversando diversi passaggi: i
possibili scenari, una Visione guida, le Linee strategiche di sviluppo, l’Agenda territoriale regionale (i
Progetti strategici territoriali), i Riferimenti per i progetti integrati di iniziativa dei territori, il rapporto
tra Disegno strategico territoriale e paesaggio (indicazioni per il piano paesaggistico regionale).
Nella seconda parte si riporta l’apparato conoscitivo che presenta il quadro sintetico dei temi di
riferimento settoriali

studi per il progetto del museo dei fori imperiali

Il progetto è formulato all’interno del corso di Progettazione urbana tenuto da Raffaele Panella.
Sulla base dello studio dell’assetto dell’area dei Fori imperiali a Roma precedente alle demolizioni
del 1932, in seguito alle quali viene aperta via dell’Impero (ora via dei Fori imperiali), il corso
propone il tema della risarcitura dello scavo della collina Velia, un tempo posizionata tra la Basilica
di Massenzio e la Villa Silvestri-Rivaldi, attraverso la creazione di un museo archeologico.

Il progetto prende le mosse dalla ricognizione delle conoscenze storico-archeologiche – precedenti
la campagna di scavi al Foro di Nerva, di Traiano e del Templum Pacis condotta dal 1996 – e
dall’assunzione delle direzioni principali del luogo, definite dalle preesistenze; tra cui anche alcuni
tracciati moderni, come la giacitura di via dei Fori, che assume un nuovo ruolo.

L’impostazione generale parte dalla creazione di un sistema di spazi aperti, su più livelli e di diversi
connotati addensati attorno al vuoto, ristretto ma non colmato, tra il Tempio di Venere e Roma e la
Villa Rivaldi.


La nuova architettura, disposta in gran parte in ambienti ipogei o se in superficie al disotto delle
preesistenze storiche, è concepita come un grande “muro di sostegno”, una struttura composita
che non cerca di riproporre un dato assetto preesistente ma riconnette i frammenti e le maggiori
testimonianze deformandosi e differenziandosi secondo le peculiarità dei singoli luoghi.
In corrispondenza della sostruzione del Tempio di Venere e Roma, il cui fianco sulla via dei Fori
è scandito dal ritmo regolare delle colonne residue, l’ala antistante del nuovo museo assume un
andamento altrettanto regolare, costituendone una sorta di “base”.

Dall’altro lato, verso la Villa, in prosecuzione del muro di sostegno del Munoz, articolato in nicchie e edicole, una serie di aule e di
anditi si alterna, schermato da un muro volutamente “stratificato” e orientato secondo la Via dei Fori,
creando una successione di spazi concavi e convessi (sale espositive e relativi vestiboli) in analogia
non letterale con il muro esistente. Davanti alla Basilica di Massenzio, infine, il cui abside costituisce
l’episodio più significativo del percorso, gli edifici si ritraggono per circondarlo, valorizzandone la
forma circolare con la realizzazione di una corte porticata.


I tre corpi principali, separati in superficie, sono riconnessi al livello ipogeo da un grande vuoto
centrale, accessibile tramite un volume concavo in cui trovano posto le scale e le rampe, perno
della composizione

gli spazi dell’archeologia. lezione al master “architettura per l’archeologia – archeologia per l’architettura”

La lezione del 10 maggio 2012 nel master “Archeologia per l’architettura – architettura per l’archeologia” dell’Università di Roma La Sapienza illustra la ricerca di dottorato confluita nel libro “Gli spazi dell’archeologia. Temi per il progetto urbanistico” (Officina, Roma 2005). L’espressione “spazi dell’archeologia” indica sia le aree archeologiche – testimonianza dell’antico ma allo stesso tempo spazi della città contemporanea – sia il ruolo dell’archeologia nei processi di trasformazione urbana e nei progetti urbanistici.
Per una rispettiva qualificazione tra testimonianze archeologiche e contesti urbani è necessario valutare le reciproche relazioni nelle specifiche condizioni di ogni luogo, e impostare un dialogo serrato tra diverse discipline, con l’obiettivo di favorire una maggiore consapevolezza e conoscenza collettiva della storia urbana.

le linee guida per la struttura urbana minima in umbria

Intervento svolto durante la sesta rassegna urbanistica nazionale dell’Istituto nazionale di urbanistica – incontro sul tema “vulnerabilità sismica urbana” (matera 2 marzo 2010). Sono presentati i risultati del lavoro di ricerca per la Regione Umbria “Linee guida per la definizione della struttura urbana minima nei piani comunali”, trattando le prospettive della prevenzione sismica a scala urbana alla luce delle esperienze recenti di pianificazione e ricerca

piano di utilizzazione degli arenili

Il comune di Anguillara Sabazia occupa la costa sudorientale del Lago di Bracciano, a nord
ovest di Roma. Il Piano di utilizzazione degli arenili è studiato in vista della riorganizzazione delle
attrezzature presenti, del riordino delle concessioni delle aree demaniali e, più in generale, della
tutela e la valorizzazione delle risorse naturalistiche, paesistiche e storico-archeologiche del lago.
Tra i principali obiettivi la definizione, secondo criteri di sostenibilità, delle possibili utilizzazioni della
costa, promuovendo la fruibilità sociale in maniera compatibile con i valori presenti.

Lo studio è suddiviso tra quadro conoscitivo, valutazioni e indicazioni programmatiche, disciplina di
piano. Nel quadro conoscitivo le fasi attraversate sono diverse: l’analisi e alla valutazione del quadro
territoriale d’area vasta, la individuazione dei principali caratteri dell’uso del suolo, la ricognizione
dei vincoli ambientali, la sintesi delle previsioni urbanistiche vigenti. La valutazione arriva a definire
in dettaglio i caratteri della fascia costiera, attraverso rilevazioni dirette. Lo stesso approfondimento
è riservato ai contesti di entroterra per mettere a fuoco le dinamiche in atto.

Il Piano, tenendo conto delle necessità e delle opportunità di trasformazione, formula indicazioni
programmatiche e indirizzi progettuali, articolandosi attraverso:
– la distinzione tra aree pubbliche (a verde, a parcheggi, pavimentate) e aree in concessione;
– la distinzione tra sistemi, ambiti, luoghi a diversa connotazione (percorsi, accessi, aree di sosta,
aree naturalistiche, aree attrezzate per la balneazione, aree turistico-commerciali e ricettive, aree
per la nautica, aree sportive servizi pubblici e/o privati, aree residenziali);
– la disciplina degli usi e delle trasformazioni per le diverse aree.

Nel Piano sono contenute anche delle Linee guida per la realizzazione delle strutture di servizio per
le attività da condurre sull’arenile, studiate come indicazione di requisiti progettuali di massima.

nuovo quartiere residenziale

L’area di progetto gioca un ruolo fondamentale come connessione tra la città esistente e il
paesaggio naturale dell’area di Kivelänranta nella città di Jyvaskyla. Il bando di concorso richiede
la realizzazione di un quartiere residenziale nell’area prossima al bosco tra i due laghi ai margini
dell’insediamento attuale.

Nel progetto il nuovo quartiere è pensato come un parco residenziale con differenti funzioni e
connotazioni. La struttura principale del progetto è data dalle connessioni: tra differenti parti urbane, tra città e
natura, tra i due laghi.

Lo sviluppo residenziale si articola secondo parti con caratteristiche diverse, per consentire un
maggior numero di opportunità e per rispondere in maniera adeguata alle diverse sollecitazioni
del contesto. Un’area a media densità vicino ai tessuti esistenti riprende le direzioni principali
degli isolati circostanti; il parco residenziale centrale – ossia le residenze nel parco, rispondendo
alle richieste del bando – si apre in maniera tale da rispettare i percorsi esistenti e moltiplicare il
contatto visivo con il lago; l’area commerciale e per i servizi si dispone in posizione di massima
continuità con la città attuale e facilmente raggiungibile dalle diverse parti del progetto.
Una connessione tra i due laghi ricollega con un sistema continuo di percorsi pedonali, spazi
urbani e piccole strutture le differenti parti di cui si compone il progetto. Si tratta di una struttura
flessibile, la cui superficie può accogliere campi da gioco, giardini tematici, attrezzature per eventi
temporanei, e che definisce un cuneo visuale verso cui tendono le diverse direzioni degli impianti
urbani proposti.

Le residenze sono progettate secondo tre tipi differenti di edifici: case in linea attorno a corti aperte,
come ambito dall’impianto più strutturato e a maggiore connotazione urbana, in prossimità dei
tessuti esistenti; case a schiera o aggregazioni di case unifamiliari, articolate in gruppi differenti con
ritmi aperti per accogliere tra le aree verdi private l’estensione del bosco; case unifamiliari isolate
nel bosco in numero modesto.

Sia il disegno a scala urbana che le tipologie residenziali sono pensate per offrire diverse opzioni e
differenti modalità d’uso dello spazio, accogliendo anche la possibilità di ulteriori interventi futuri
all’interno della stessa maglia.

incarico per nuovo centro civico e risistemazione waterfront

A seguito della premiazione per il concorso Europan 8 la municipalità di Kirkenes incarica le due
squadre di progettisti premiati a pari merito con il primo premio per lo sviluppo delle proposte
progettuali e la loro traduzione in linee guida per un progetto urbano da attuare a medio termine.

La proposta riprende le caratteristiche essenziali dei due progetti premiati e si basa sugli esiti degli
incontri e delle conferenze cittadine organizzate tra municipalità, progettisti, investitori e operatori
economici assieme ai rappresentanti dei principali organismi coinvolti pubblici e privati.



I criteri di progetto, illustrati con testi sintetici e ideogrammi, sono basati su sette scelte principali:
– distinzione dei percorsi in base al loro ruolo e alleggerimento delle strade lungo costa;
– ridefinizione dei varchi di accesso al centro civico;
– connessione delle nuove funzioni con le polarità urbane esistenti;
– favorire le connessioni pedonali tra il centro civico e l’area portuale da rivitalizzare;
– moltiplicare le occasioni di permeabilità funzionale e visiva tra i diversi ambiti di progeto;
– favorire la commistione funzionale;
– articolare gli spazi secondo misure e sequenze in accordo con le dimensioni e le percorrenze
locali.


Le prime due parti del lavoro sono definite in comune dai due gruppi di progettazione; la parte terza
riporta le differenti proposte, comunque studiate in maniera da risultare reciprocamente coerenti
sulla base degli assunti concordati.

progetto europeo s.i.s.m.a. – sperimentazioni a montone

Nell’ambito del Progetto europeo S.i.s.m.a. (dedicato alla ricerca di metodi per la gestione dell’emergenza sismica e la riduzione del rischio) la sperimentazione nel comune di Montone è stata
definita sulla base dell’esame dei principali modelli ed esperienze di valutazione della vulnerabilità
urbana.

I metodi di valutazione della vulnerabilità proposti all’interno della ricerca sono stati definiti
in modo da essere speditivi, basati sull’impiego di dati comunemente disponibili, modulari – in
grado di consentire facili interscambi tra diversi livelli di approfondimento -, e quindi utilizzabili per
il processo ordinario di pianificazione urbanistica.

Le valutazioni sono focalizzate sul centro storico
ma associate ad un esame del suo ruolo nell’ambito dell’intero centro urbano.

Per la modellazione del comportamento del centro e per individuare linee di intervento necessarie,
le valutazioni di vulnerabilità urbana sono associate alla definizione della struttura urbana minima;
come sistema di funzioni e spazi strategici per la risposta urbana al sisma in fase di emergenza
sismica e ripresa delle attività urbane ordinarie post-evento.

Le valutazioni di vulnerabilità urbana prendono in esame diverse componenti del rischio sismico per
le diverse parti componenti il centro (la vulnerabilità edilizia, la pericolosità locale, l’esposizione, la
criticità rispetto al sistema dei percorsi e degli spazi aperti), e definiscono livelli relativi di criticità.

Il grado di attendibilità delle valutazioni speditive di vulnerabilità edilizia per il centro storico è stato
indagato tramite lo studio della congruenza tra diverse valutazioni di vulnerabilità alle diverse scale,
ottenute tramite letture basate su tre diversi gradi di approfondimento:
tipologico urbano (scala dell’isolato); tipologico edilizio (scala dell’edificio); strutturale edilizio (scala dell’edificio con approfondimenti sulle componenti strutturali, disponibile
per l’esistenza della ricerca effettuata dall’Università di Perugia, 2003) . Questa ricerca è stata presa a riferimento per la verifica
dell’attendibilità delle valutazioni speditive di scala urbana e tipologica.

Le scale edilizia e strutturale sono state riportate alla unità di riferimento per la scala urbana,
l’isolato, in maniera da poter effettuare confronti reciproci.
I risultati del confronto tra diversi metodi per il centro storico, in termini di livelli relativi di criticità,
mostrano una sostanziale coincidenza tra valutazioni edilizie, tipologiche e di scala urbana, o
talvolta di una sopravvalutazione di queste ultime a favore della sicurezza.

Da questi risultati può
conseguire che le valutazioni di scala urbana sono impiegabili come valutazioni preliminari, se
associate a studi specifici per gli ambiti che già da una prima lettura risultino ad alta criticità e le
aggregazioni edilizie più prossime alla scala del singolo edificio

studi sul paesaggio per il nuovo piano regolatore

La Carta per la qualità del Comune di Ravenna è costruita in occasione della redazione del Piano
strutturale comunale.

Il paesaggio è stato oggetto di una lettura multiscalare basata sull’individuazione dei contesti
paesistici locali, delle morfologie paesistiche ricorrenti (relazioni frequenti tra diversi sistemi, come quelle derivanti dal
sistema dei segni del paesaggio agrario dovuti alla centuriazione romana e alle bonifiche), delle
visuali e modalità di percezione diffuse.

La distinzione tra elementi e sistemi appartenenti allo spazio rurale e allo spazio urbano, richiesta dalla normativa urbanistica, è stata concepita come delimitazione di campo provvisoria per gli approfondimenti successivi.

Le categorie principali di riferimento utilizzate per la lettura del paesaggio sono entrate a far parte
della disciplina del Piano comunale ai diversi livelli.

linee guida per la revisione del piano regolatore generale

Le Linee guida rappresentano l’avvio delle attività di revisione del Piano e permettono di definirne la struttura in via preliminare. Sono state definite tenendo conto dei confronti pubblici svolti durante il 2009 in diverse occasioni. Il tema affrontato non si riduce a ripensare la normativa urbanistica; ma è quello di mettere a fuoco delle idee innovative sul futuro di Buscemi, impostando un confronto aperto, esteso a tutti i cittadini, alle categorie produttive, ai soggetti interessati.

Le Linee guida rappresentano l’occasione per impostare questa discussione, definendo le condizioni urbanistiche per favorire lo sviluppo di Buscemi a partire dalle risorse territoriali esistenti. Per questo è essenziale far crescere negli abitanti la consapevolezza delle molte qualità del territorio, come base per mettere a fuoco le diverse opportunità di riqualificazione.

Per impostare le Linee guida si sono effettuate ricerche che hanno preso in esame diversi aspetti del territorio e della città di Buscemi; il rapporto tra scale diverse è stato considerato come un principio costante.

Alla scala territoriale sono state svolte indagini sul sistema fisico-morfologico, ambientale, i beni culturali diffusi, gli usi attuali del suolo; i paesaggi e le loro trasformazioni recenti; la struttura socio-economica e demografica; la pianificazione e i programmi in corso.

Sul centro urbano sono state svolte diverse letture, sia d’insieme che di dettaglio: struttura urbana, fasi di formazione, caratteristiche morfologiche e funzionali; isolati e tipologie edilizie prevalenti; spazi aperti, percorsi e accessi, luoghi di relazione; emergenze storiche e valori architettonici e urbani; trasformazioni del costruito, degrado dell’architettura storica, dinamiche di trasformazione recenti.

Come lettura di dettaglio del costruito è stata impostata una schedatura degli edifici dell’intero centro storico per individuare ogni elemento di valore storico-architettonico ancora presente, ogni intervento successivo, di varia natura, e ogni fattore di degrado dovuto all’abbandono o a trasformazioni successive. Assieme alle letture sugli spazi aperti, queste analisi rappresentano la base fondamentale per definire le diverse categorie di trasformazione ammissibili e le priorità di intervento, da precisare nel nuovo Piano.


L’insieme degli interventi di riqualificazione mostra la grande quantità di operazioni possibili, che nel loro insieme possono rendere il centro storico un laboratorio di recupero urbano, favorendo il riuso abitativo

sperimentazioni per le valutazioni di rischio sismico a scala urbana

La ricerca si prefigge due obiettivi principali, da inquadrare nell’insieme di studi e valutazioni
per la prevenzione urbanistica degli effetti del sisma sugli insediamenti urbani: sperimentare
un’applicazione delle Linee guida per la definizione della struttura urbana minima (regione Umbria, 2010), e definire
indicazioni di metodo e operative per le valutazioni di rischio a scala urbana, sulla base di
sperimentazioni in diversi contesti urbani.

La ricerca si struttura attraverso lo studio comparativo dei tre casi di Amelia, Gubbio, Vallo di Nera
per mettere in luce le costanti e le opportunità di variazione dei metodi di valutazione e riduzione
del rischio sismico in aree urbane. Sono state indagate le opportunità di variare i riferimenti e le modalità di avvicinamento
al tema della prevenzione sismica a scala urbana, secondo tre questioni essenziali: la diversa
complessità urbana e territoriale; la diversità e possibile disomogeneità dei dati a disposizione; la
variabilità delle risorse tecniche e conoscitive, oltre che economiche, al variare dei contesti, nelle
fasi di costruzione dei piani urbanistici.

All’interno di questi limiti, gli studi condotti portano a individuare riferimenti per:
– individuare i principali fattori di rischio per gli insediamenti urbani e le loro parti (vulnerabilità,
esposizione, accessibilità, pericolosità sismica locale) determinandone il loro peso relativo;
– definire criteri di intervento ed eventuali indicazioni specifiche con l’obiettivo di ridurre il rischio
sismico agendo su diversi fattori di rischio;
– indirizzare le scelte urbanistiche generali, definendo riferimenti in particolare per le localizzazioni
e gli interventi;
– contribuire a determinare un ordine di priorità nella definizione degli approfondimenti conoscitivi
necessari a scala di dettaglio.

Dall’insieme di elaborazioni sperimentate è possibile delineare un primo schema di percorso
metodologico per la valutazione e la prevenzione del rischio sismico a scala urbana all’interno dei
processi di pianificazione di livello comunale.

progetti urbani all’interno delle linee guida per la revisione del piano regolatore generale

All’interno delle Linee guida per la revisione del piano di Buscemi alcuni contesti del
centro urbano e delle sue immediate vicinanze sono stati studiati con maggiore approfondimento.


La compresenza di elementi di grande valore storico e urbano e situazioni di degrado richiede
di impostare progetti urbani unitari, in cui siano affrontati assieme diversi temi: il recupero del
costruito, la riqualificazione degli spazi pubblici, gli interventi sul verde e i percorsi.


Nelle Linee guida sono individuati cinque progetti urbani in stretta connessione reciproca:
1. L’area del Castello e del Convento, da acquisire al pubblico e riqualificare come parco storico-archeologico
e paesistico (“porta” di accesso al centro storico da sud e affaccio verde sul paesaggio
della valle dell’Anapo). Sono previste sistemazioni a verde e recuperi delle strutture esistenti per
ospitare attività culturali compatibili con lo svolgimento di ulteriori attività di ricerca archeologica.

2. L’area del Belvedere, porta di accesso al centro storico da nord e affaccio principale dal centro
storico sulla valle dell’Anapo, deve essere riqualificata tramite la riconnessione ai tessuti circostanti,
l’eliminazione delle strutture incongrue e la ridefinizione dei fronti edificati ai suoi margini.

3. Sull’area delle grotte e degli insediamenti antichi a sud del centro il progetto definisce interventi
di riqualificazione dei fronti edificati e di recupero del costruito storico rupestre, residenziale e
agricolo. L’area viene trasformata in un sistema organico di spazi pubblici e orti urbani, come testata
dei percorsi naturalistici e paesistici urbani e territoriali. Il recupero dovrà avvenire secondo progetti
coordinati per favorire la fruizione e lo svolgimento di indagini storico-archeologiche e urbane.

4. Per l’area di margine del viale a nord del centro si propone di ridurre l’ampiezza della sede
stradale a favore degli spazi pedonali e verdi. In questo modo è possibile realizzare un percorso
alberato di comunicazione tra l’area del Belvedere e l’area delle grotte, eventualmente attrezzato
per eventi temporanei. Il percorso forma la spina dorsale di un parco lineare a scala urbana.

5. Per il sistema di spazi pubblici del centro storico gli interventi riqualificano gli spazi di relazione
di maggior valore alla scala urbana. La piazza Roma è il luogo dove si concentrano i principali
interventi: la riqualificazione delle pavimentazioni e del verde, la riconnessione con il sagrato
della chiesa di S. Sebastiano, la ridefinizione e la riqualificazione dei fronti edificati degradati. Altri
interventi riguardano il sistema del Corso in corrispondenza dei capisaldi urbani.