città, archeologia, piano urbanistico – temi, modelli di intervento e strumenti nella lettura di alcune esperienze recenti (1999) roma
tipo di incarico autore categoria studi e ricerchecommittente _gruppo di lavoro francesco fazziostatus completatotema archeologia e pianificazione urbanaLa ricerca ha per oggetto lo studio delle relazioni possibili tra le diverse forme urbane contemporanee e le preesistenze archeologiche e l’analisi delle forme recenti del loro trattamento all’interno degli strumenti di piano, assumendo esplicitamente l’archeologia come tema specifico all’interno del piano urbanistico e come base per il progetto della città.
Nella Parte prima – Archeologia e urbanistica nel processo di stratificazione delle città - sono trattate le diverse forme in cui le preesistenze entrano in relazione alle dinamiche della città contemporanea, ricomponendo in un quadro sistematico le questioni necessarie per la comprensione di queste relazioni: la “natura” delle preesistenze archeologiche; il ruolo della scoperta come dato fondativo condizionante il rapporto con gli usi e le trasformazioni urbane; la trasformabilità delle preesistenze; il ruolo della loro fruizione collettiva, evidenziando i limiti della considerazione separata tra conservazione delle preesistenze da un lato e trasformazione e riqualificazione urbana dall’altro, in termini di obiettivi e di procedure.
Nella Parte seconda– Città e archeologia – le relazioni possibili – si individuano i possibili rapporti tra città e preesistenze archeologiche a scala urbana o locale, e basati sulla considerazione integrata della natura e condizione dei resti e delle forme del contesto urbano. L’individuazione delle differenti situazioni consente di mettere in luce i nodi problematici relativi ai casi specifici. Dato che l’obiettivo comune delle diverse discipline non può che essere duplice, ossia la valorizzazione delle tracce del passato e la qualificazione complessiva delle città, l’attribuzione processuale e dialettica di diversi livelli di trasformabilità dei contesti archeologici non può essere definita in base a considerazioni disciplinari “interne” o come semplice dato di sfondo per dinamiche urbane, ma solo a partire dalla verifica delle relazioni attuali e possibili dei resti con le differenti forme urbane contemporanee.
La rassegna critica di casi di studio nella Parte terza – “Città archeologiche” e piano urbanistico: alcuni casi esemplificativi - riguarda diverse esperienze fondate sull’assunzione esplicita del tema archeologico all’interno del piano. La scelta rappresenta diversi tipi di “città archeologiche”: grandi città (Siracusa, Napoli) significative sia per la commistione tra città e archeologia che per le previsioni dei nuovi strumenti di piano; città di media dimensione (Cesena, Faenza, Forlì, Modena) analizzate per i rapporti tra conoscenze archeologiche e strumenti di piano; città medio-piccole (Aquileia, Pozzuoli) rappresentative di situazioni procedurali ricorrenti; alcuni riferimenti europei (Atene, Tarragona, Cordoba). Si arriva così alla ricomposizione di un quadro sinottico delineato sulla base di indicatori comuni attraverso cui sono individuate le specificità dei singoli contesti in termini di temi, modelli di intervento e strumenti progettuali.
Come luogo di massima concentrazione di contraddizioni e potenzialità nel rapporto tra città e archeologia nella Parte quarta viene affrontato Il caso di Roma come nodo critico, ricostruendo come le preesistenze archeologiche sono entrate all’interno degli strumenti di pianificazione recenti.
L’analisi è affrontata attraverso l’esame del rapporto tra conoscenze archeologiche e piano, l’articolazione della normativa, le previsioni progettuali, le modalità di trattamento delle preesistenze nei processi di trasformazione, l’esame delle iniziative degli enti di tutela e delle loro relazioni con gli strumenti di piano. Si propone inoltre una lettura delle situazioni archeologiche locali in prevalenza concentrata sulle aree periferiche, con particolare attenzione alla visibilità, all’accessibilità, agli usi pianificati e spontanei. Sono evidenziati i possibili temi emergenti dalle recenti vicende urbanistiche, di cui si mettono in rilievo gli elementi di interesse derivanti dalle particolari procedure recenti proponendone un possibile sviluppo progettuale.
Nelle Conclusioni emerge la necessità di considerare le trasformazioni urbane come occasioni di valorizzazione delle preesistenze, e l’archeologia come elemento qualificante delle trasformazioni e “materiale” per il progetto di città. Si rende manifesta l’urgenza di integrare le conoscenze archeologiche all’interno degli strumenti di pianificazione urbana; il ruolo operativo fondamentale della individuazione dei contesti archeologici locali come atto progettuale interdisciplinare; l’importanza dei sondaggi preventivi a scala urbana e locale; la necessità di valutazioni di rischio archeologico come occasione di contatto tra discipline ed enti diversi. In sostanza, nei contesti urbani “a base archeologica” appare indispensabile la definizione di un progetto per l’archeologia come progetto culturale e componente fondativo dei progetti e dei piani urbanistici
Nella Parte prima – Archeologia e urbanistica nel processo di stratificazione delle città - sono trattate le diverse forme in cui le preesistenze entrano in relazione alle dinamiche della città contemporanea, ricomponendo in un quadro sistematico le questioni necessarie per la comprensione di queste relazioni: la “natura” delle preesistenze archeologiche; il ruolo della scoperta come dato fondativo condizionante il rapporto con gli usi e le trasformazioni urbane; la trasformabilità delle preesistenze; il ruolo della loro fruizione collettiva, evidenziando i limiti della considerazione separata tra conservazione delle preesistenze da un lato e trasformazione e riqualificazione urbana dall’altro, in termini di obiettivi e di procedure.
Nella Parte seconda– Città e archeologia – le relazioni possibili – si individuano i possibili rapporti tra città e preesistenze archeologiche a scala urbana o locale, e basati sulla considerazione integrata della natura e condizione dei resti e delle forme del contesto urbano. L’individuazione delle differenti situazioni consente di mettere in luce i nodi problematici relativi ai casi specifici. Dato che l’obiettivo comune delle diverse discipline non può che essere duplice, ossia la valorizzazione delle tracce del passato e la qualificazione complessiva delle città, l’attribuzione processuale e dialettica di diversi livelli di trasformabilità dei contesti archeologici non può essere definita in base a considerazioni disciplinari “interne” o come semplice dato di sfondo per dinamiche urbane, ma solo a partire dalla verifica delle relazioni attuali e possibili dei resti con le differenti forme urbane contemporanee.
La rassegna critica di casi di studio nella Parte terza – “Città archeologiche” e piano urbanistico: alcuni casi esemplificativi - riguarda diverse esperienze fondate sull’assunzione esplicita del tema archeologico all’interno del piano. La scelta rappresenta diversi tipi di “città archeologiche”: grandi città (Siracusa, Napoli) significative sia per la commistione tra città e archeologia che per le previsioni dei nuovi strumenti di piano; città di media dimensione (Cesena, Faenza, Forlì, Modena) analizzate per i rapporti tra conoscenze archeologiche e strumenti di piano; città medio-piccole (Aquileia, Pozzuoli) rappresentative di situazioni procedurali ricorrenti; alcuni riferimenti europei (Atene, Tarragona, Cordoba). Si arriva così alla ricomposizione di un quadro sinottico delineato sulla base di indicatori comuni attraverso cui sono individuate le specificità dei singoli contesti in termini di temi, modelli di intervento e strumenti progettuali.
Come luogo di massima concentrazione di contraddizioni e potenzialità nel rapporto tra città e archeologia nella Parte quarta viene affrontato Il caso di Roma come nodo critico, ricostruendo come le preesistenze archeologiche sono entrate all’interno degli strumenti di pianificazione recenti.
L’analisi è affrontata attraverso l’esame del rapporto tra conoscenze archeologiche e piano, l’articolazione della normativa, le previsioni progettuali, le modalità di trattamento delle preesistenze nei processi di trasformazione, l’esame delle iniziative degli enti di tutela e delle loro relazioni con gli strumenti di piano. Si propone inoltre una lettura delle situazioni archeologiche locali in prevalenza concentrata sulle aree periferiche, con particolare attenzione alla visibilità, all’accessibilità, agli usi pianificati e spontanei. Sono evidenziati i possibili temi emergenti dalle recenti vicende urbanistiche, di cui si mettono in rilievo gli elementi di interesse derivanti dalle particolari procedure recenti proponendone un possibile sviluppo progettuale.
Nelle Conclusioni emerge la necessità di considerare le trasformazioni urbane come occasioni di valorizzazione delle preesistenze, e l’archeologia come elemento qualificante delle trasformazioni e “materiale” per il progetto di città. Si rende manifesta l’urgenza di integrare le conoscenze archeologiche all’interno degli strumenti di pianificazione urbana; il ruolo operativo fondamentale della individuazione dei contesti archeologici locali come atto progettuale interdisciplinare; l’importanza dei sondaggi preventivi a scala urbana e locale; la necessità di valutazioni di rischio archeologico come occasione di contatto tra discipline ed enti diversi. In sostanza, nei contesti urbani “a base archeologica” appare indispensabile la definizione di un progetto per l’archeologia come progetto culturale e componente fondativo dei progetti e dei piani urbanistici