linee guida per la definizione della struttura urbana minima nei piani comunali – umbria

La struttura urbana minima (SUM) è definibile in sintesi come l’insieme di spazi, funzioni, percorsi e luoghi strategici per assicurare sia la risposta urbana al sisma in fase di emergenza che per consentire il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione nel breve-medio periodo successivo al terremoto. La struttura urbana minima dipende quindi dalle caratteristiche specifiche di ogni insediamento urbano e rappresenta una categoria urbanistica con valore sia analitico che progettuale.

L’individuazione della Struttura urbana minima all’interno degli strumenti urbanistici strutturali comunali è prescritta dalla normativa urbanistica regionale dell’Umbria con finalità di riduzione del rischio sismico (art. 3 c. 3 LR 11/2005).

Le Linee guida per la definizione della Struttura urbana minima nel Piano regolatore generale – parte strutturale contengono i riferimenti e le indicazioni operative necessarie per l’individuazione della SUM nel processo di definizione del Prg.

Le Linee guida sono articolate in due parti. La prima (Principi) indica principi generali, definizioni, contenuti e fasi per l’individuazione della SUM; la seconda (Indicazioni operative) contiene criteri ed esempiper individuare le componenti della SUM, le loro criticità, le azioni e gli interventi necessari per l’incremento di funzionalità in relazione alle fasi e ai contenuti degli strumenti urbanistici comunali. Un’importanza particolare è riservata al concetto di debolezza sistemica (quando ad esempio la crisi di un unico elemento fisico, per la sua posizione o rilevanza, è in grado di provocare la crisi di un intero sistema funzionale) e al suo opposto, la ridondanza.
Le Linee guida costituiscono il contenuto della DGR n. 164/2010 della Regione Umbria

rischio sismico urbano – indicazioni di metodo per la condizione limite di emergenza e la struttura urbana minima

La ricerca è svolta sulla base di una convenzione di incarico tra la Regione Umbria e il dipartimento di Pianificazione della Università Sapienza di Roma

Nel quadro della prevenzione urbanistica del rischio sismico l’incarico risponde a tre obiettivi: l’analisi della Condizione limite per l’emergenza (CLE) e della Struttura urbana minima (SUM) per alcuni comuni dell’Umbria; la definizione di criteri generali per la valutazione della CLE; la individuazione delle ricadute urbanistiche di CLE e SUM

Lo studio prende in esame in particolare quattro centri urbani (Acquasparta, Bastia Umbra, Bevagna, Marsciano) e si svolge su più scale, dalle letture territoriali all’analisi urbana fino ai rilievi tipologici a scala edilizia e di aggregato.

La ricerca propone criteri per la compatibilità urbana del sistema di gestione di emergenza, definiti per assicurare non solo la risposta nella fase immediatamente successiva al terremoto ma anche per consentire nel medio periodo la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione. La Struttura urbana minima, prevista dalla normativa regionale dell’Umbria nella redazione dei piani comunali, è il riferimento principale per l’orientamento delle politiche di prevenzione sismica a scala urbana

progetto europeo di ricerca s.i.s.m.a. – seminario sui metodi di valutazione della vulnerabilità urbana

Il seminario di studi si svolge nell’ambito delle attività del Work Package 2 del progetto europeo di ricerca S.I.S.M.A. – System integrated of security management activities (Interreg III B – C.AD.S.E.S. Asse 4 – Misura 2):

– identificazione, analisi e confronto di modelli e criteri per la valutazione della vulnerabilità degli aggregati edilizi (isolati e tessuti) nei centri storici;

– proposta per la definizione di metodologie, criteri ed indicatori per la valutazione della vulnerabilità urbana del sistema centro storico.

Nella presentazione di Santorini (Grecia) viene illustrata la ricerca “Valutazione di vulnerabilità urbana del centro storico di Montone (Pg)” svolta all’interno del progetto

struttura urbana minima e valutazioni di vulnerabilità urbana a città di castello

La ricerca ha assunto come obiettivo principale l’individuazione della Struttura urbana minima e la
valutazione della vulnerabilità urbana di Città di Castello, riferimenti essenziali per l’integrazione
delle finalità di prevenzione sismica all’interno della pianificazione.


La Struttura urbana minima è
stata individuata come sistema di percorsi, funzioni, spazi strategici per la risposta urbana al sisma
in fase di emergenza, oltre che per il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie in
fase successiva all’evento sismico; la vulnerabilità urbana è stata definita come suscettività alla
perdita di organizzazione sotto sisma del sistema urbano, a seconda della struttura dei diversi
sistemi urbani e delle parti di città e del loro danneggiamento fisico e funzionale prevedibile.
Il processo sperimentato all’interno della ricerca si basa sul riconoscimento sistemi e contesti –
parti di città e tessuti – con caratteristiche confrontabili, ipotizzando che ad omogeneità di elementi
distintivi corrispondesse una analogia di comportamento sotto sisma e diversi livelli di criticità.

La ricerca si è sviluppata prendendo in esame sia il centro urbano che il contesto territoriale.
Per
il centro urbano le fasi sono state articolate in: raccolta dati; analisi delle componenti del sistema
urbano e impostazione del processo di valutazione; individuazione e valutazione della Struttura
urbana minima (sistemi componenti e relazioni reciproche); valutazioni speditive di vulnerabilità
urbana, secondo tabelle strutturate a partire dalla definizione un indice di criticità dei tessuti,
ottenuto attraverso l’esame di diversi fattori di rischio (vulnerabilità sismica, l’esposizione, la
pericolosità locale, la criticità rispetto al sistema dei percorsi e degli spazi aperti), e impostando
letture sistemiche per la valutazione delle criticità della Struttura urbana minima; definizione di
criteri e programmi di intervento per l’incremento di funzionalità della Struttura urbana minima e la
riduzione della vulnerabilità urbana.

Per il contesto territoriale, studiato in parallelo al contesto urbano, sono stati individuati i sistemi
componenti, la struttura territoriale minima, le criticità potenziali, alcuni criteri e indirizzi per il
coordinamento dei programmi territoriali di intervento.

I risultati della ricerca si dispongono in linea con le precedenti sperimentazioni condotte a
Nocera Umbra e a Montone, con evoluzioni nel metodo di lettura del centro e nelle valutazioni di
vulnerabilità. Nel loro insieme si pongono come un contributo utile per la determinazione di criteri,
indirizzi e programmi di intervento per la riduzione della vulnerabilità urbana attraverso gli strumenti
e le conoscenze proprie di un processo di pianificazione urbanistica.

analisi del comportamento del sistema urbano sotto il sisma del 1997

Lo studio su Nocera Umbra è stato è finalizzato alla valutazione delle trasformazioni indotte dal
sisma del 1997 sulla struttura urbana e alla definizione di metodi di prevenzione sismica per mezzo
di categorie conoscitive e operative dell’urbanistica.


La ricerca si è sviluppata secondo tre filoni principali: Studi per il centro urbano, dove la struttura
urbana minima e la vulnerabilità urbana, in stretta relazione tra loro, costituiscono le categorie
principali di riferimento necessarie per individuare sistemi e ambiti urbani contraddistinti da
maggiore criticità relativa; studi storici, che hanno consentito di definire i processi di strutturazione
del territorio e del centro urbano, individuando le diverse trasformazioni subite dagli aggregati
edilizi come parametro ulteriore per la definizione della loro vulnerabilità sismica; studi territoriali
necessari per indagare le relazioni tra centro capoluogo, nuclei insediati e contesto territoriale.
Con questo obiettivo è stata definita la “Struttura territoriale minima”, armatura fisico-funzionale e
di risorse a scala vasta da mantenere per la ripresa post-sisma, individuando criticità e “ambiti di
attenzione” dove concentrare le politiche di prevenzione.


La valutazione di vulnerabilità urbana è impostata per ottenere una valutazione speditiva sulla base
di dati di facile accesso ed è stata verificata tramite l’analisi della corrispondenza tra valutazioni
teoriche parametriche ottenute in via preliminare e la situazione riscontrata nella fase post-sisma.
La ricerca si basa su di una stretta interazione tra valutazioni di vulnerabilità urbana e individuazione
della struttura urbana minima.


Mentre le valutazioni di vulnerabilità conducono ad orientare politiche e pratiche diffuse di intervento (in prevalenza interventi privati da promuovere tramite regole e incentivi), l’individuazione della struttura urbana minima consente di definire interventi
prioritari e integrati basati su una cooperazione pubblico-privato. Il metodo sperimentato permette di
individuare diversi livelli relativi di vulnerabilità urbana, utili per orientare i processi di pianificazione
in una fase preliminare e ad una scala intermedia (tessuti o parti di città) definendo azioni e criteri
generali di intervento.

La ricerca è pubblicata su Urbanistica Quaderni n. 44, 2004

disegno strategico territoriale regionale

Il Disegno Strategico Territoriale (DST) per la Regione Umbria è un documento strategico
strutturato in vista dell’integrazione delle politiche regionali.

La visione strategica del territorio regionale definita nel DST parte dal riconoscimento, nella
struttura territoriale della Regione, di tre situazioni distinte: le aree della concentrazione insediativa,
quelle della diffusione policentrica, quelle della rarefazione. Queste situazioni sono il riferimento
per declinare sul territorio la visione guida assunta dalla Regione per l’integrazione delle politiche
territoriali e di sviluppo: quella dell’Umbria come laboratorio di sostenibilità.

Il DST, a partire da questa visione, si pone come strumento per la costruzione di politiche di sviluppo
radicate nei territori. Al suo interno il paesaggio assume un ruolo essenziale; paesaggio
considerato non come “oggetto”, ma come modo di guardare strategicamente il territorio, nel senso
della lungimiranza e nel senso della considerazione degli esiti paesistici di ogni politica e azione.

Il Documento in cui viene espresso il DST è strutturato in due parti; la prima illustra le finalità e i
contenuti essenziali del DST; la seconda riporta i temi affrontati per la costruzione del DST e orienta
gli approfondimenti settoriali.

Nella prima parte, contenuti e finalità del DST sono costruiti attraversando diversi passaggi: i
possibili scenari, una Visione guida, le Linee strategiche di sviluppo, l’Agenda territoriale regionale (i
Progetti strategici territoriali), i Riferimenti per i progetti integrati di iniziativa dei territori, il rapporto
tra Disegno strategico territoriale e paesaggio (indicazioni per il piano paesaggistico regionale).
Nella seconda parte si riporta l’apparato conoscitivo che presenta il quadro sintetico dei temi di
riferimento settoriali

il territorio rinnovato. uno sguardo urbanistico sulla ricostruzione postsismica in umbria 1997 – 2007

Il volume si basa su una ricerca condotta per la Regione Umbria dedicata agli aspetti urbanistici della ricostruzione successiva al terremoto del 1997.

Il libro è articolato in quattro parti: le prime tre sono dedicate rispettivamente alla descrizione del territorio prima del terremoto (Benedetta Bondesan), ai provvedimenti assunti per l’emergenza e per la ricostruzione (Francesco Nigro), alla situazione dopo la ricostruzione a dieci anni dal terremoto (Francesco Fazzio). Nella quarta parte si concentrano le riflessioni proiettate al futuro a partire da una valutazione sui cambiamenti indotti dalla ricostruzione da un lato sugli insediamenti e sul territorio (Francesco Fazzio), dall’altro sugli apparati normativi e regolamentari della pianificazione (Francesco Nigro).


Il testo suggerisce due principali linee di azione per il futuro. La prima è dedicata alla necessità di proseguire, nell’ambito delle prossime scadenze della programmazione regionale e di quella comunitaria, il processo di costruzione del progetto territoriale dell’Umbria centro-orientale, e cioè del territorio regionale in gran parte interessato dal terremoto del 1997 per uno sviluppo sostenibile capace di coniugare competitività e coesione (Gianluigi NIgro). La seconda è rivolta agli insegnamenti che l’esperienza del terremoto e della relativa ricostruzione hanno fornito, per diffondere da subito la cultura e le pratiche della prevenzione antisismica a scala territoriale (Francesco Nigro) e urbana (Francesco Fazzio).

L’Appendice è dedicata alle ricerche e alle sperimentazioni, con contenuti urbanistici, avviate durante la ricostruzione

i paesaggi nell’umbria del terremoto. 1997-2007 un atlante

Il terremoto del 1997 in Umbria ha prodotto i suoi effetti su diversi livelli. Le distruzioni e i
danneggiamenti sul patrimonio culturale e sul costruito, specie nei piccoli centri storici, e la necessità
di trovare una sistemazione per la popolazione colpita si sono potuti osservare immediatamente.
La perdita di funzionalità di interi insediamenti, la variazione delle possibilità di accesso e di
spostamento, il calo demografico temporaneo negli ambiti montani e la necessità di riorganizzare le
relazioni reciproche tra centri, nuclei e frazioni, si sono riletti con evidenza crescente nel corso del
tempo, con la progressiva presa di coscienza del danneggiamento di sistema, urbano e territoriale,
superiore ai singoli danni fisici.

Ma il sisma ha anche mobilitato risorse e progetti e ha comportato l’avvio ad un processo di
ricostruzione che si è dispiegato su settori e scale molto differenti come fattore di trasformazione di
grande portata. Questo processo ha avuto un’influenza facilmente documentabile su singoli luoghi.
Ma ha prodotto anche degli effetti d’insieme sull’immagine dell’Umbria, sui suoi aspetti fisici e sul
modo di essere percepita; in estrema sintesi, ha avuto effetti sul paesaggio.

Leggere i “paesaggi del terremoto”, quindi, richiede di riconoscere i diversi contesti colpiti ma
anche di osservare i paesaggi della ricostruzione: come esame degli effetti d’insieme di operazioni
differenti, integrate o settoriali, e come lettura critica delle visioni adottate nella reazione al sisma.
Nella pubblicazione, esito della ricerca, viene presentata una lettura per immagini, incentrata sui
paesaggi in cui le modificazioni successive al terremoto si sono rivelate più evidenti e riconoscibili.
La lettura è articolata su più livelli, con diversi punti di vista e a scale differenti. Per questa ragione
l’atlante è organizzato in diverse sezioni: quadri d’insieme, visioni locali, temi, numeri. Una struttura
aperta, da cui partire per l’avvio di una possibile discussione collettiva.

progetto europeo s.i.s.m.a. – sperimentazioni a montone

Nell’ambito del Progetto europeo S.i.s.m.a. (dedicato alla ricerca di metodi per la gestione dell’emergenza sismica e la riduzione del rischio) la sperimentazione nel comune di Montone è stata
definita sulla base dell’esame dei principali modelli ed esperienze di valutazione della vulnerabilità
urbana.

I metodi di valutazione della vulnerabilità proposti all’interno della ricerca sono stati definiti
in modo da essere speditivi, basati sull’impiego di dati comunemente disponibili, modulari – in
grado di consentire facili interscambi tra diversi livelli di approfondimento -, e quindi utilizzabili per
il processo ordinario di pianificazione urbanistica.

Le valutazioni sono focalizzate sul centro storico
ma associate ad un esame del suo ruolo nell’ambito dell’intero centro urbano.

Per la modellazione del comportamento del centro e per individuare linee di intervento necessarie,
le valutazioni di vulnerabilità urbana sono associate alla definizione della struttura urbana minima;
come sistema di funzioni e spazi strategici per la risposta urbana al sisma in fase di emergenza
sismica e ripresa delle attività urbane ordinarie post-evento.

Le valutazioni di vulnerabilità urbana prendono in esame diverse componenti del rischio sismico per
le diverse parti componenti il centro (la vulnerabilità edilizia, la pericolosità locale, l’esposizione, la
criticità rispetto al sistema dei percorsi e degli spazi aperti), e definiscono livelli relativi di criticità.

Il grado di attendibilità delle valutazioni speditive di vulnerabilità edilizia per il centro storico è stato
indagato tramite lo studio della congruenza tra diverse valutazioni di vulnerabilità alle diverse scale,
ottenute tramite letture basate su tre diversi gradi di approfondimento:
tipologico urbano (scala dell’isolato); tipologico edilizio (scala dell’edificio); strutturale edilizio (scala dell’edificio con approfondimenti sulle componenti strutturali, disponibile
per l’esistenza della ricerca effettuata dall’Università di Perugia, 2003) . Questa ricerca è stata presa a riferimento per la verifica
dell’attendibilità delle valutazioni speditive di scala urbana e tipologica.

Le scale edilizia e strutturale sono state riportate alla unità di riferimento per la scala urbana,
l’isolato, in maniera da poter effettuare confronti reciproci.
I risultati del confronto tra diversi metodi per il centro storico, in termini di livelli relativi di criticità,
mostrano una sostanziale coincidenza tra valutazioni edilizie, tipologiche e di scala urbana, o
talvolta di una sopravvalutazione di queste ultime a favore della sicurezza.

Da questi risultati può
conseguire che le valutazioni di scala urbana sono impiegabili come valutazioni preliminari, se
associate a studi specifici per gli ambiti che già da una prima lettura risultino ad alta criticità e le
aggregazioni edilizie più prossime alla scala del singolo edificio

sperimentazioni per le valutazioni di rischio sismico a scala urbana

La ricerca si prefigge due obiettivi principali, da inquadrare nell’insieme di studi e valutazioni
per la prevenzione urbanistica degli effetti del sisma sugli insediamenti urbani: sperimentare
un’applicazione delle Linee guida per la definizione della struttura urbana minima (regione Umbria, 2010), e definire
indicazioni di metodo e operative per le valutazioni di rischio a scala urbana, sulla base di
sperimentazioni in diversi contesti urbani.

La ricerca si struttura attraverso lo studio comparativo dei tre casi di Amelia, Gubbio, Vallo di Nera
per mettere in luce le costanti e le opportunità di variazione dei metodi di valutazione e riduzione
del rischio sismico in aree urbane. Sono state indagate le opportunità di variare i riferimenti e le modalità di avvicinamento
al tema della prevenzione sismica a scala urbana, secondo tre questioni essenziali: la diversa
complessità urbana e territoriale; la diversità e possibile disomogeneità dei dati a disposizione; la
variabilità delle risorse tecniche e conoscitive, oltre che economiche, al variare dei contesti, nelle
fasi di costruzione dei piani urbanistici.

All’interno di questi limiti, gli studi condotti portano a individuare riferimenti per:
– individuare i principali fattori di rischio per gli insediamenti urbani e le loro parti (vulnerabilità,
esposizione, accessibilità, pericolosità sismica locale) determinandone il loro peso relativo;
– definire criteri di intervento ed eventuali indicazioni specifiche con l’obiettivo di ridurre il rischio
sismico agendo su diversi fattori di rischio;
– indirizzare le scelte urbanistiche generali, definendo riferimenti in particolare per le localizzazioni
e gli interventi;
– contribuire a determinare un ordine di priorità nella definizione degli approfondimenti conoscitivi
necessari a scala di dettaglio.

Dall’insieme di elaborazioni sperimentate è possibile delineare un primo schema di percorso
metodologico per la valutazione e la prevenzione del rischio sismico a scala urbana all’interno dei
processi di pianificazione di livello comunale.