La ricerca è svolta sulla base di una convenzione di incarico tra la Regione Umbria e il dipartimento di Pianificazione della Università Sapienza di Roma
Nel quadro della prevenzione urbanistica del rischio sismico l’incarico risponde a tre obiettivi: l’analisi della Condizione limite per l’emergenza (CLE) e della Struttura urbana minima (SUM) per alcuni comuni dell’Umbria; la definizione di criteri generali per la valutazione della CLE; la individuazione delle ricadute urbanistiche di CLE e SUM
Lo studio prende in esame in particolare quattro centri urbani (Acquasparta, Bastia Umbra, Bevagna, Marsciano) e si svolge su più scale, dalle letture territoriali all’analisi urbana fino ai rilievi tipologici a scala edilizia e di aggregato.
La ricerca propone criteri per la compatibilità urbana del sistema di gestione di emergenza, definiti per assicurare non solo la risposta nella fase immediatamente successiva al terremoto ma anche per consentire nel medio periodo la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione. La Struttura urbana minima, prevista dalla normativa regionale dell’Umbria nella redazione dei piani comunali, è il riferimento principale per l’orientamento delle politiche di prevenzione sismica a scala urbana
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strumenti di indirizzo per l’applicazione della normativa sismica agli insediamenti storici
Lo Studio costituisce il risultato della prima fase dell’attività svolta da un Gruppo di
lavoro multidisciplinare, istituito presso il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici nel 2010, volto a trattare le diverse questioni connesse all’applicazione della normativa sismica negli insediamenti storici. Lo Studio è incentrato sul rapporto tra l’esigenza della conservazione dell’originario tessuto urbano degli insediamenti storici e la necessità di conseguire
adeguati livelli di sicurezza nei confronti delle azioni sismiche.
L’attività del Gruppo di Lavoro si basa su di un metodo sistemico per la valutazione del rischio sismico a scala urbana, che ha comportato l’introduzione di principi e categorie applicabili all’ambito urbanistico a partire delle
categorie utilizzate nelle Norme tecniche per le costruzioni 2008.
Lo Studio è finalizzato a promuovere politiche di prevenzione sismica
per gli insediamenti storici come
componente vitale dei centri urbani
i principali piani regolatori italiani del novecento. una rassegna
Nel 1995, in occasione di una fase rilevante del dibattito sulla riforma della pianificazione comunale in Italia,
stagione che porterà alla revisione di molte leggi urbanistiche
regionali e alla distinzione tra piani strutturali e piani operativi, l’Istituto nazionale di urbanistica (INU) promuove la pubblicazione di un volume che illustra la storia della legislazione urbanistica e le discussioni in
corso (Urbanistica Quaderni n. 6).
Il volume si struttura riportando
documenti e interventi attraverso cui si delineano i principi e le regole per la proposta di nuova
legilazione urbanistica, dalle discussioni degli anni Trenta agli interventi più recenti.
All’interno del volume si richiede di inserire alcune illustrazioni dedicate ai principali piani regolatori italiani
dagli anni trenta agli anni novanta, corredate da testi sintetici.
Per rispondere a questa richiesta, la ricerca si è svolta attraverso la selezione delle principali esperienze di pianificazione urbana, il
reperimento dei materiali iconografici nell’archivio dell’Inu e della rivista “Urbanistica”, la redazione
di didascalie storico-critiche.
In particolare i testi riguardano ventiquattro piani: Roma 1931 (pag. 12); Milano 1934 (pag. 13);
Sabaudia 1934 (pag. 15); Bergamo Alta 1934 (pag. 16); Napoli 1939 (pag. 18-19); Ivrea 1952 (pag.
26); Milano 1953 (pag. 28); Verona 1954 (pag. 33); Padova 1954 (pag. 37); Matera 1955 (pag. 39);
Siena 1956 (pag. 50); Siracusa 1956 (pag. 80); Perugia 1956 (pag. 93); Napoli 1958 (pag. 96-97);
Assisi 1958 (pag. 99); Firenze 1962 (pag. 118-119); Roma 1962 (pag. 120); Urbino 1964 (pag.
123); Bergamo 1969 (pag. 124-pag. 125); Pavia 1976 (pag. 131); Siena 1990 (pag. 148); Ravenna
1993 (pag. 150); Bergamo 1994 (pag. 153); Torino 1994 (pag. 154)
Attraverso la sequenza delle illustrazioni e delle didascalie si ripercorrono le diverse stagioni
dell’urbanistica italiana, almeno per quanto è possibile leggerne attraverso l’evoluzione della
strumentazione per i piani comunali, i temi prevalenti, i linguaggi tecnici più diffusi nei diversi
periodi
architettura delle infrastrutture. accessibilità ai centri antichi nella città rete
Con l’intenzione di superare la separazione di competenze e temi con cui il progetto delle
infrastrutture solitamente si misura, la ricerca si propone come occasione per far convergere punti
di vista diversi e complementari attorno ad alcune ipotesi di trasformazione per il territorio dell’area
pontina, a sudovest di Roma.
Nell’ambito della fascia pedemontana pontina è preso
in esame un progetto di rifunzionalizzazione di un tracciato ferroviario dismesso come occasione
per ridisegnare le risalite ai centri storici lungo le pendici collinari, da riconnettere in un
sistema a rete.
Il lavoro si è svolto su tre diversi filoni: la lettura delle caratteristiche del
territorio alla scala vasta, evidenziando i sistemi ambientali, le trame agricole, le reti infrastrutturali,
i nodi insediativi, le tracce della storia; la sintesi delle previsioni di piani, programmi e progetti
nel contesto territoriale; l’esame di dettaglio dei luoghi scelti per gli approfondimenti progettuali. A
partire dalla scelta del tracciato della pedemontana, le letture territoriali e le indagini ravvicinate
hanno costituito la base per la scelta delle aree di intervento.
Ogni lettura è stata svolta tenendo conto di diversi sistemi, in un’ottica diacronica e multiscalare; il
paesaggio, nella sua accezione di visione di territorio, ha costituito
il riferimento e l’obiettivo principale per le diverse fasi della ricerca.
Oltre alle elaborazioni finali, il contributo alla ricerca si è basato sulla costruzione di una serie numerosa di schemi e schizzi di lavoro
criteri per l’individuazione di aree da sottoporre a specifici progetti di paesaggio – regione lazio
L’obiettivo della ricerca è deinire una metodologia per l’individuazione di aree da
sottoporre a particolare attenzione paesaggistica e a specifici progetti.
L’attività è stata organizzata in due fasi: in una prima fase del lavoro si è ragionato intorno alla
questione metodologica, cercando di metterne a fuoco significato e implicazioni. La successiva
può essere considerata come la fase di sperimentazione della metodologia, oltre che la risposta
alla seconda domanda di ricerca. Sono stati confrontati i punti di vista dei diversi componenti del
gruppo: architetti che si occupano di pianificazione territoriale e urbana, naturalista e geologo.
Il punto di partenza sono le recenti definizioni di paesaggio, tra cui quelle derivate dalla Convenzione
Europea, l’avvicinamento del concetto di paesaggio a quello di territorio, la crescente considerazione
del «valore d’uso» del paesaggio per i suoi abitanti che porta al seppur parziale superamento di
concezioni solo conservative. In questa prospettiva, risulta sempre più urgente pensare la stessa
tutela paesistica in termini non più solo vincolistici ma, al contrario, propositivi. Così, le «aree da
sottoporre a particolare attenzione paesaggistica» non sono solo quelle dove il valore del paesaggio
è riconosciuto e condiviso, ma forse maggiormente le aree in cui il paesaggio ha subito forti
pressioni e risulta diverso da quello delle immagini consolidate. Si tratta di aree in cui i caratteri di
permanenza sono più «deboli» e continuamente sottoposti a «tensione», spinte alla trasformazione.
Tanto rispetto alla individuazione dei temi, delle questioni e delle criticità, quanto nella definizione
dei criteri di intervento e nella ricerca di possibili soluzioni, il paesaggio è stato visto come unità
dinamica di natura e cultura, e di tenere strettamente legati gli interventi agli assunti teorici.
La metodologia è stata applicata ad un’area di studio concordata con l’amministrazione regionale:
il settore sud-ovest del Comune di Roma e il Comune di Fiumicino.
L’attenzione paesaggistica per le trasformazioni potrebbe essere
anche interpretata come una più attenta valutazione degli esiti, valutati alle diverse scale, delle
azioni e degli interventi. Se «tutto il territorio è paesaggio», ciò non significa che tutto il paesaggio
può essere oggetto delle più indiscriminate trasformazioni, ma che, al contrario, tutto il territorio
debba essere oggetto di quella attenzione che con il ricorso alla categoria paesaggio (con il suo
portato di significati e di valori) si vorrebbe garantire.
Chiarire, di volta in volta, a quale concetto di paesaggio si fa riferimento si rivela un’operazione
indispensabile per valutare utilità ed efficacia dei diversi criteri d’intervento possibili.
struttura urbana minima e valutazioni di vulnerabilità urbana a città di castello
La ricerca ha assunto come obiettivo principale l’individuazione della Struttura urbana minima e la
valutazione della vulnerabilità urbana di Città di Castello, riferimenti essenziali per l’integrazione
delle finalità di prevenzione sismica all’interno della pianificazione.
La Struttura urbana minima è
stata individuata come sistema di percorsi, funzioni, spazi strategici per la risposta urbana al sisma
in fase di emergenza, oltre che per il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie in
fase successiva all’evento sismico; la vulnerabilità urbana è stata definita come suscettività alla
perdita di organizzazione sotto sisma del sistema urbano, a seconda della struttura dei diversi
sistemi urbani e delle parti di città e del loro danneggiamento fisico e funzionale prevedibile.
Il processo sperimentato all’interno della ricerca si basa sul riconoscimento sistemi e contesti –
parti di città e tessuti – con caratteristiche confrontabili, ipotizzando che ad omogeneità di elementi
distintivi corrispondesse una analogia di comportamento sotto sisma e diversi livelli di criticità.
La ricerca si è sviluppata prendendo in esame sia il centro urbano che il contesto territoriale.
Per
il centro urbano le fasi sono state articolate in: raccolta dati; analisi delle componenti del sistema
urbano e impostazione del processo di valutazione; individuazione e valutazione della Struttura
urbana minima (sistemi componenti e relazioni reciproche); valutazioni speditive di vulnerabilità
urbana, secondo tabelle strutturate a partire dalla definizione un indice di criticità dei tessuti,
ottenuto attraverso l’esame di diversi fattori di rischio (vulnerabilità sismica, l’esposizione, la
pericolosità locale, la criticità rispetto al sistema dei percorsi e degli spazi aperti), e impostando
letture sistemiche per la valutazione delle criticità della Struttura urbana minima; definizione di
criteri e programmi di intervento per l’incremento di funzionalità della Struttura urbana minima e la
riduzione della vulnerabilità urbana.
Per il contesto territoriale, studiato in parallelo al contesto urbano, sono stati individuati i sistemi
componenti, la struttura territoriale minima, le criticità potenziali, alcuni criteri e indirizzi per il
coordinamento dei programmi territoriali di intervento.
I risultati della ricerca si dispongono in linea con le precedenti sperimentazioni condotte a
Nocera Umbra e a Montone, con evoluzioni nel metodo di lettura del centro e nelle valutazioni di
vulnerabilità. Nel loro insieme si pongono come un contributo utile per la determinazione di criteri,
indirizzi e programmi di intervento per la riduzione della vulnerabilità urbana attraverso gli strumenti
e le conoscenze proprie di un processo di pianificazione urbanistica.
analisi del comportamento del sistema urbano sotto il sisma del 1997
Lo studio su Nocera Umbra è stato è finalizzato alla valutazione delle trasformazioni indotte dal
sisma del 1997 sulla struttura urbana e alla definizione di metodi di prevenzione sismica per mezzo
di categorie conoscitive e operative dell’urbanistica.
La ricerca si è sviluppata secondo tre filoni principali: Studi per il centro urbano, dove la struttura
urbana minima e la vulnerabilità urbana, in stretta relazione tra loro, costituiscono le categorie
principali di riferimento necessarie per individuare sistemi e ambiti urbani contraddistinti da
maggiore criticità relativa; studi storici, che hanno consentito di definire i processi di strutturazione
del territorio e del centro urbano, individuando le diverse trasformazioni subite dagli aggregati
edilizi come parametro ulteriore per la definizione della loro vulnerabilità sismica; studi territoriali
necessari per indagare le relazioni tra centro capoluogo, nuclei insediati e contesto territoriale.
Con questo obiettivo è stata definita la “Struttura territoriale minima”, armatura fisico-funzionale e
di risorse a scala vasta da mantenere per la ripresa post-sisma, individuando criticità e “ambiti di
attenzione” dove concentrare le politiche di prevenzione.
La valutazione di vulnerabilità urbana è impostata per ottenere una valutazione speditiva sulla base
di dati di facile accesso ed è stata verificata tramite l’analisi della corrispondenza tra valutazioni
teoriche parametriche ottenute in via preliminare e la situazione riscontrata nella fase post-sisma.
La ricerca si basa su di una stretta interazione tra valutazioni di vulnerabilità urbana e individuazione
della struttura urbana minima.
Mentre le valutazioni di vulnerabilità conducono ad orientare politiche e pratiche diffuse di intervento (in prevalenza interventi privati da promuovere tramite regole e incentivi), l’individuazione della struttura urbana minima consente di definire interventi
prioritari e integrati basati su una cooperazione pubblico-privato. Il metodo sperimentato permette di
individuare diversi livelli relativi di vulnerabilità urbana, utili per orientare i processi di pianificazione
in una fase preliminare e ad una scala intermedia (tessuti o parti di città) definendo azioni e criteri
generali di intervento.
La ricerca è pubblicata su Urbanistica Quaderni n. 44, 2004
progetto europeo s.i.s.m.a. – sperimentazioni a montone
Nell’ambito del Progetto europeo S.i.s.m.a. (dedicato alla ricerca di metodi per la gestione dell’emergenza sismica e la riduzione del rischio) la sperimentazione nel comune di Montone è stata
definita sulla base dell’esame dei principali modelli ed esperienze di valutazione della vulnerabilità
urbana.
I metodi di valutazione della vulnerabilità proposti all’interno della ricerca sono stati definiti
in modo da essere speditivi, basati sull’impiego di dati comunemente disponibili, modulari – in
grado di consentire facili interscambi tra diversi livelli di approfondimento -, e quindi utilizzabili per
il processo ordinario di pianificazione urbanistica.
Le valutazioni sono focalizzate sul centro storico
ma associate ad un esame del suo ruolo nell’ambito dell’intero centro urbano.
Per la modellazione del comportamento del centro e per individuare linee di intervento necessarie,
le valutazioni di vulnerabilità urbana sono associate alla definizione della struttura urbana minima;
come sistema di funzioni e spazi strategici per la risposta urbana al sisma in fase di emergenza
sismica e ripresa delle attività urbane ordinarie post-evento.
Le valutazioni di vulnerabilità urbana prendono in esame diverse componenti del rischio sismico per
le diverse parti componenti il centro (la vulnerabilità edilizia, la pericolosità locale, l’esposizione, la
criticità rispetto al sistema dei percorsi e degli spazi aperti), e definiscono livelli relativi di criticità.
Il grado di attendibilità delle valutazioni speditive di vulnerabilità edilizia per il centro storico è stato
indagato tramite lo studio della congruenza tra diverse valutazioni di vulnerabilità alle diverse scale,
ottenute tramite letture basate su tre diversi gradi di approfondimento:
tipologico urbano (scala dell’isolato); tipologico edilizio (scala dell’edificio); strutturale edilizio (scala dell’edificio con approfondimenti sulle componenti strutturali, disponibile
per l’esistenza della ricerca effettuata dall’Università di Perugia, 2003) . Questa ricerca è stata presa a riferimento per la verifica
dell’attendibilità delle valutazioni speditive di scala urbana e tipologica.
Le scale edilizia e strutturale sono state riportate alla unità di riferimento per la scala urbana,
l’isolato, in maniera da poter effettuare confronti reciproci.
I risultati del confronto tra diversi metodi per il centro storico, in termini di livelli relativi di criticità,
mostrano una sostanziale coincidenza tra valutazioni edilizie, tipologiche e di scala urbana, o
talvolta di una sopravvalutazione di queste ultime a favore della sicurezza.
Da questi risultati può
conseguire che le valutazioni di scala urbana sono impiegabili come valutazioni preliminari, se
associate a studi specifici per gli ambiti che già da una prima lettura risultino ad alta criticità e le
aggregazioni edilizie più prossime alla scala del singolo edificio
sperimentazioni per le valutazioni di rischio sismico a scala urbana
La ricerca si prefigge due obiettivi principali, da inquadrare nell’insieme di studi e valutazioni
per la prevenzione urbanistica degli effetti del sisma sugli insediamenti urbani: sperimentare
un’applicazione delle Linee guida per la definizione della struttura urbana minima (regione Umbria, 2010), e definire
indicazioni di metodo e operative per le valutazioni di rischio a scala urbana, sulla base di
sperimentazioni in diversi contesti urbani.
La ricerca si struttura attraverso lo studio comparativo dei tre casi di Amelia, Gubbio, Vallo di Nera
per mettere in luce le costanti e le opportunità di variazione dei metodi di valutazione e riduzione
del rischio sismico in aree urbane. Sono state indagate le opportunità di variare i riferimenti e le modalità di avvicinamento
al tema della prevenzione sismica a scala urbana, secondo tre questioni essenziali: la diversa
complessità urbana e territoriale; la diversità e possibile disomogeneità dei dati a disposizione; la
variabilità delle risorse tecniche e conoscitive, oltre che economiche, al variare dei contesti, nelle
fasi di costruzione dei piani urbanistici.
All’interno di questi limiti, gli studi condotti portano a individuare riferimenti per:
– individuare i principali fattori di rischio per gli insediamenti urbani e le loro parti (vulnerabilità,
esposizione, accessibilità, pericolosità sismica locale) determinandone il loro peso relativo;
– definire criteri di intervento ed eventuali indicazioni specifiche con l’obiettivo di ridurre il rischio
sismico agendo su diversi fattori di rischio;
– indirizzare le scelte urbanistiche generali, definendo riferimenti in particolare per le localizzazioni
e gli interventi;
– contribuire a determinare un ordine di priorità nella definizione degli approfondimenti conoscitivi
necessari a scala di dettaglio.
Dall’insieme di elaborazioni sperimentate è possibile delineare un primo schema di percorso
metodologico per la valutazione e la prevenzione del rischio sismico a scala urbana all’interno dei
processi di pianificazione di livello comunale.