gli spazi dell’archeologia. temi per il progetto urbanistico

In un contesto come quello italiano una riflessione sul rapporto tra architettura, città e archeologia
rappresenta un momento spesso inevitabile in ogni tipo di percorso progettuale, di qualsiasi natura
e scala: dal progetto di architettura ai progetti urbani e ai piani urbanistici.

Un insieme di convinzioni consolidate influenza spesso il dibattito sui rapporti tra archeologia e
piano urbanistico. Una in particolare: che le difficoltà di trattare il tema in termini urbanistici siano
di natura procedurale, e derivino solo da un diffuso atteggiamento di chiusura degli enti di tutela nei
confronti delle trasformazioni urbane.
L’insidia annidata in convinzioni del genere deriva dalla loro parziale verità. Che sussistano difficoltà
oggettive di dialogo tra diverse discipline, interessi legittimi ed istituzioni, è una constatazione
incontestabile. Ma è proprio la frequente considerazione separata della tutela da un lato e della
trasformazione urbana dall’altro ad essere tra le principali ragioni dei contrasti. Per questo è
necessario riconoscere l’inadeguatezza di una visione monodisciplinare, e la natura culturale,
prima ancora che tecnico-procedurale, dei limiti da superare.
L’obiettivo delle diverse discipline non può che essere duplice: la valorizzazione delle tracce del
passato e la qualificazione delle città. Dunque la necessità di riconsiderare i consueti modi di
procedere mette in discussione le modalità correnti di concepire la tutela, ma anche le discipline
progettuali ed in particolare l’urbanistica, rifiutando la contrazione delle possibilità di scelta ai due
filoni di comportamento più diffusi, quelli della insensibile rimozione del tema o dell’abbandono del
campo, per decenni l’unico riferimento nella definizione del rapporto tra archeologia e città.

Abbandonando l’idea che le trasformazioni dei contesti archeologici possano essere definite
solamente in base a considerazioni disciplinari “interne” o come semplice dato di sfondo per
dinamiche urbane ignare dei valori dei luoghi, non è possibile prescindere da una verifica mirata
delle relazioni attuali e possibili dei resti con le differenti forme urbane contemporanee.
Per questo è indispensabile individuare ambiti urbani distinti in base alla condizione dei resti e alle
forme del contesto insediativo; i diversi “contesti archeologici urbani”. La loro identificazione può
divenire la base per la definizione di temi, modelli di intervento e strumenti progettuali specifici,
avviando una sperimentazione di nuove forme di costruzione dei progetti urbanistici.

Si delinea in sostanza un preciso programma di ricerca progettuale. Il punto di partenza è
costituito dall’individuazione delle diverse situazioni, in base alle caratteristiche delle permanenze
archeologiche, alla configurazione del contesto urbano, alle previsioni di piano. Nel loro insieme
queste operazioni delineano le condizioni minime di un processo, interlocutorio e condiviso, per
assumere le tracce del passato come elemento ordinatore delle trasformazioni urbane. Un progetto
di conoscenza, quindi, da porre alla base del più generale progetto di città

Le parti del volume:

1. Archeologia e urbanistica nel processo di trasformazione delle città

2. Città e archeologia: una nuova lettura

3. CIttà archeologiche e piano urbanistico: alcuni esempi

4. Il caso di Roma come nodo critico

5. Ripartire dalla città. Gli spazi dell’archeologia nel progetto urbanistico

Appendice: le schede di analisi dei casi di studio (Napoli, Siracusa, Cesenza, Faenza, Forlì, Modena, Aquileia, Pozzuoli, Atene, Tarragona, Cordoba)

Allegati

A1. Eventi, progetti, scoperte: le discussioni su archeologia e città a Roma

A2. Registro degli articoli dei quotidiani riguardanti l’archeologia a Roma (1999-2001)

A3. Schede di analisi di alcune delle principali aree archeologiche di Roma